Paradossalmente quelle di oggi sono elezioni europee anche se riguardano il sindaco del più sperduto paesino siciliano. Sono europee perché dell’Europa riflettono l’umore e gli effetti di una crisi che ha sbaragliato i precedenti governi, li ha mandati a casa in Portogallo, Spagna, Irlanda, Grecia, Finlandia, Slovacchia e Italia, facendo salire a livelli mai raggiunti lo scetticismo sulle possibilità che abbia un futuro un’Europa monetaria e a maggior ragione politica.

Perciò saranno da guardare con interesse, e con gli stessi strumenti di valutazione, sia le amministrative in Italia che le regionali in Germania, che le presidenziali in Francia, che le politiche in Grecia, che quelle in Serbia, Europa anch’essa anche se ancora non siamo abbastanza abituati a considerarla tale.

Ma quale Europa in fondo consideriamo tale, se non quella che non sa fare altro che chiederci sacrifici? Non a caso di questo voto, che abbiamo detto europeo, paradossalmente il pomo della discordia sarà proprio l’Europa, quella alla tedesca del rigore o quella che promette crescita e libertà dalle imposizioni di Berlino. E che ha come riferimenti il volto sbiadito di Hollande o le cupe simbologie naziste dell’estrema destra greca, che già pregusta un 5 per cento.

Per quanto riguarda i quasi dieci milioni di italiani che andranno a votare, certamente le scelte saranno indirizzate dal giudizio sugli uomini che si candidano a guidare i Comuni. Ma, anche in questi casi, avrà un peso non da poco la politica nazionale del governo Monti e dunque il consenso o il grado di dissenso che si sta allargando nei confronti di una politica fiscale sempre più pesante e sempre più percepita come causa principale dell’incapacità di sperare in una ripresa, la cui assenza è drammaticamente indicata dal crollo dei consumi e delle attività produttive.

Se il Pdl è inevitabilmente rassegnato a prendere la batosta del dopo Berlusconi, non so quanto possa consolare il Pd un buon risultato, che comunque è costretto a misurarsi con uno scontato e deflagrante successo dell’antipolitica, rappresentata dal comico Grillo, che domani canterà vittoria ma che non vedo come possa diventare un’alternativa essendo la più classica espressione di una rabbiosa protesta, che dopo aver irriso, sbeffeggiato, insultato e raggiunto un consolante effetto psicologico che lenisce le frustrazioni, altro non è in grado di offrire. Ho dimenticato di dire qualcosa della Lega, ma che dire di quella famiglia di dottori albanesi?