Condannati dal condannato

Ci fosse la possibilità di sostituirlo, il problema sarebbe risolto. Ma non c’è nessuno in grado non dico di essere ma nemmeno di potersi dire suo erede, nemmeno sua figlia Marina. Così in questo agosto molto italiano ci ritroviamo ancora una volta a parlare di lui, annoiati dall’argomento ma incapaci di rassegnarci a vedere un paese […]

Ci fosse la possibilità di sostituirlo, il problema sarebbe risolto. Ma non c’è nessuno in grado non dico di essere ma nemmeno di potersi dire suo erede, nemmeno sua figlia Marina. Così in questo agosto molto italiano ci ritroviamo ancora una volta a parlare di lui, annoiati dall’argomento ma incapaci di rassegnarci a vedere un paese condannato dal condannato. Prigioniero di un prigioniero, se non ancora della giustizia, già da tempo prigioniero di se stesso, del suo mito, delle sue capacità, delle sue genialate, dei suoi errori, imperdonabili errori. Un uomo incapace di lasciare la scena, e che, consentitemi una previsione, non la lascerà mai finché avrà fiato. Dice un motto cinese che è buona regola lasciare una via di fuga al nemico sconfitto ed è questa che viene negata a Berlusconi, che probabilmente la rifiuterebbe anche se gli venisse concessa. Figuriamoci che cosa non è capace di fare dal momento che gli è negata.

Faccio un ragionamento, perché ho avuto l’occasione di conoscerlo bene e di seguirlo come giornalista fin dal 1993 quando decise di trasformare gli scattanti manager della sua azienda in goffi politici di Forza Italia. L’uomo ha sempre osato e conoscendolo dico che non si arrenderà mai, anche perché lo stanno contrastando sul suo terreno, ovvero quello in cui è costretto a combattere. Lo abbiamo conosciuto con molte maschere.

Come imprenditore è uno spregiudicato imbattibile, come uomo di governo troppo vanitoso e poco determinato. Ma se lo attaccano sia nell’uno che nell’altro ruolo dà il meglio di sé. E ora che è nell’angolo, ha solo due carte da giocare. La prima, potrà far cadere il governo, la seconda, potrà essere il capo di una formazione politica che ha molte probabilità di vincere. Il fatto che non possa partecipare in prima persona ha pochissima importanza. Quel che conta non è quel che lui è ma quel che lui rappresenta e lui rappresenta una parte d’Italia, che nessun uomo della sinistra, nemmeno si chiamasse Matteo Renzi, che è di sinistra per modo di dire, è capace di prendersi.

Dunque quanti voti vale Berlusconi oggi? Dieci milioni, nove, otto? Comunque tanti e tanti quanti gli bastano per trasformare una qualunque elezione non in un voto sull’esecutivo ma sulla domanda di sempre: sei a favore o contro Berlusconi? Il solo pensiero che possa finire così, li capisco, turba giustizieri e moralisti. Ma perché mai dovrebbero turbarsi? Tutto può essere messo in discussione meno la democrazia. E questa è democrazia, bellezza. Si può immaginare un futuro senza Berlusconi ma non senza un elettorato liberale e moderato, quello che prima era democristiano e laicosocialista, quello che ha governato l’Italia da sempre. Quello che ha tenuto in piedi Berlusconi per vent’anni. E senza il quale non è mai sopravvissuto alcun governo.

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