DA GIORNI ripenso alla storia del ragazzino portato via a forza dalla polizia. E mi chiedo se ho fatto bene o male a non mettere in prima pagina la foto di quel bambino con la tuta celeste che veniva tirato da una parte e dall’altra. Siamo stati solo un paio tra i grandi giornali italiani a non dare risalto a quella foto in prima pagina. Dirò che quando l’ho vista mi ha fatto orrore, ribrezzo, non saprei, insomma mi sono girato dall’altra parte e ho detto no, non la voglio. Penso che con i figli non si debba scherzare e in tutta questa storia si è visto e scritto di tutto. Persino che il bimbo è un genio in matematica come se i figli dei divorziati dovessero essere dei deficienti. Ma non si è detto tutto e tra le cose non dette c’è la grande ipocrisia di cui è intrisa questa storia, ovvero quella curiosità morbosa che suscita la sofferenza e che per i media diventa mezzo per tirare su ascolti o copie. Il che non è di per sè una colpa. Fino a quando non lo si fa sulla pelle dei bambini, e non solo. Voglio dire che ci scandalizziamo per il dolore provocato da un intervento di agenti di polizia maldestri e però stiamo zitti e buoni per il dolore molto maggiore, enormemente maggiore, che schiaccia i figli dei divorziati, tutti i figli di coppie separate. Tutti. Che è un dolore silenzioso, distruttivo, lacerante, inestinguibile.
CI SCANDALIZZIAMO delle grida del bambino, mostrato in un video girato da una parente, che l’ha fatto arrivare alle tv e che sfida i poliziotti, gridandogli che finiranno in televisione. Ma se non ci fosse stato quel video non ci sarebbe questo can can. E la domanda allora è: quel video ha più giovato o più nuociuto a quel bambino? Chi è divorziato, come chi scrive, lo sa, i parenti e i nonni in particolare aggiungono del loro ai guai di una famiglia che si sfascia e quei parenti io penso abbiano fatto un errore nello sfruttare il video con quel bambino che veniva tirato da una parte e dall’altra. Immagine fra l’altro simbolica perché qualunque figlio di separati sa quanto diventi lacerante il rapporto con i genitori, che usano il figlio per combattere la loro guerra, lo usano sì, e ognuno di loro sostiene di essere migliore dell’altro genitore e dice dell’altro che è un indegno.

QUESTA è la realtà riprodotta per migliaia e migliaia di casi, una verità che c’era prima di questo video, che c’è sempre stata, che è sempre stata silenziosa, che tutti coloro che sappiano guardarsi attorno conoscono e che però non ha avuto lo stesso indice di attenzione di quel video parziale e crudele. Tanti anni fa, come inviato, mi capitò di seguire il caso di una bambina che era stata rapita e che fu strappata al rapitore dopo un certo tempo. Venni a sapere, solo io, che controlli successivi avevano rilevato che la bimba era stata violentata
PROVAI lo stesso orrore che ho provato nel vedere la foto del ragazzino con la tuta celeste. Non ne parlai con nessuno e non lo scrissi, perché pensai se avessi reso pubblica quella violenza avrebbe pesato troppo sulla vita di quella bambina. Non mi sono mai pentito di essermi autocensurato. E non mi ricrederò nel pensare che il ragazzino di Cittadella avrebbe avuto diritto ad una maggiore discrezione.