Cincischiare o governare

Non saprei dire se il sindaco di Bologna Virginio Merola sia un buon sindaco ma certamente ha dimostrato di sapersi orientare nei meandri del lessico più di quanto non risulti capace in quelli del suo ruolo. In un’intervista al Foglio ha detto che non si può più “cincischiare”. Esattamente: “Invece di cincischiare, l’unica cosa onesta […]

Non saprei dire se il sindaco di Bologna Virginio Merola sia un buon sindaco ma certamente ha dimostrato di sapersi orientare nei meandri del lessico più di quanto non risulti capace in quelli del suo ruolo. In un’intervista al Foglio ha detto che non si può più “cincischiare”. Esattamente: “Invece di cincischiare, l’unica cosa onesta da fare, che mi sento anche di chiedere al segretario, è impegnarsi a fare subito una legge elettorale e andare a votare il prossimo 25 maggio insieme con le europee”. Cincischiare è una parola onomatopeica, che ricorda il suono delle forbici quando non tagliano o perché non sono affilate o magari sebbene lo siano perché quel che hanno da tagliare è troppo duro o, ultima ipotesi ma non peregrina, perché chi le usa è un inesperto o peggio ancora un incapace. Insomma secondo il franco sindaco di Bologna stiamo perdendo tempo, la politica sta gingillando, la politica e il governo cincischiano. Detto da un autorevole esponente dei renziani il giudizio non suona come incoraggiante nei reiterati tentativi del segretario del Pd Renzi nel concedere tempi supplementari e appelli al governo Letta sperando faccia meglio di quanto non abbia dato finora prova. Si badi bene che l’aspro giudizio

di Merola non va visto come una personale e isolata manifestazione del pensiero perché in termini analoghi si sono dichiarati altri sindaci vicini a Renzi come quello di Bari Emiliano o altri ancora diversamente distribuiti su tutta la pensisola, a dimostrazione che più che esecutori di un ordine di scuderia si sono rivelati come casi di una crescente anzi irrecuperabile sfiducia verso Letta da parte del settore maggioritario del Pd. Una sfiducia per il governo, che per essere valutata fino in fondo va accostata anche alla freddezza del Quirinale, che fino a poco tempo fa si era invece sempre mostrato premuroso e protettivo verso Letta.

Freddezza tale da indurre a chiedersi se per caso oggi il Capo dello Stato non avverta più condivisione con i rimproveri che Renzi rivolge a Letta piuttosto che le autoassoluzioni del Letta medesimo o le sue promesse di fare meglio in futuro. Può darsi che quel che ha detto il sindaco di Bologna sia stato suggerito oltre che dall’intenzione di sostenere Renzi anche da un opportunismo indotto dai sondaggi, che danno Renzi al massimo dei consensi tali da indurre a cogliere subito un’opportunità elettorale che gli aprirebbe le porte di Palazzo Ghigi. Ma è anche vero che se Merola chiede di staccare la spina lo fa anche valutando che gli stessi sondaggi avvertono che il governo perde pezzi sempre più grossi di consenso, riducendo con il passare del tempo i margini del vantaggio di cui dispone la sinistra. Dunque che fare? Sicuramente serve arrivare subito ad una riforma elettorale. E se poi Letta non si dimostrasse capace di trasformarsi nell’Araba fenice, prendere atto che non basterebbe cambiare qualche ministro per far partire un governo, che tanti hanno sperato potesse partire ma che, riconosciamolo, non è mai partito.

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