Mentre la sinistra è alle prese con un affollamento di pretendenti al ruolo di leader, a destra c’è il vuoto. E il fatto ci sia tanto deserto induce a ritenere come non affatto peregrina la possibilità che quel posto di capo resti a Berlusconi, il quale dopo aver detto mezze parole in pubblico, di cui deve essersi subito pentito, è diventato taciturno non come quelli che non hanno nulla da dire ma come quelli che ce l’hanno ma aspettano arrivi il momento giusto per parlare. In termini temporali la situazione non è troppo diversa da quella del 1993, quando il Cavaliere decise di cambiare in parte mestiere e di mettersi in politica. Anche allora di questi tempi, ovvero già in quella coda d’estate lavorava sodo al progetto ma in silenzio, poi verso novembre fece trapelare qualcosa di più e ad anno nuovo annunciò la sua candidatura alle elezioni politiche del marzo’94. Non è detto che questa volta debba esserci un’attesa così lunga, dipenderà anche dal processo Ruby, che è la mina vagante con cui Berlusconi deve fare i conti. E le opzioni sono due, o aspetterà di aver superato lo scoglio o darà l’annuncio di candidarsi subito per poi affrontare quel processo cavalcando il solito cavallo di battaglia del perseguitato da una giustizia politica e a orologeria.

In tutti e due i casi l’epilogo prevede il suo ritorno, la qual cosa forse non meraviglia più di tanto, perché questo anno di Monti ha dimostrato che in quell’area elettorale che ha portato Berlusconi a dominare la scena per vent’anni non c’è un successore e nel suo elettorato resta la grande voglia di sentirsi dire: vi prometto di ridurvi le tasse. Ora è ben evidente che lui non pensa che la situazione di oggi sia paragonabile a quella del 1993, l’Italia era allora devastata e lo è ancora di più oggi ma per motivazioni diverse, sebbene entrambe legate da un unico filo rosso che unisce l’effetto devastante che le inchieste della magistratura ebbero allora e hanno ora sul quadro politico. In ogni caso l’Italia non è più quella e soprattutto non c’è più il Berlusconi di allora. Nonostante ciò la destra non ha nessuno che lo sostituisca, nemmeno quel brav’uomo di Alfano, che è certamente una persona per bene ma in politica questo non basta.

Ci vogliono mezzi e carisma o comunque ci vuole quel non so che capace di attirare sostenitori, è quello stato di grazia che ha Renzi, al quale non risparmiano insulti ma guarda caso ovunque vada fa il pieno. E questo è il segnale che ha il vento dalla sua. L’ho visto al Teatro Comunale di Modena per il concerto in ricordo di Pavarotti, quando è apparso sembrava fosse arrivata la Madonna. Si muoveva ed era guardato già come il vincitore e forse lo sarebbe già se quello fosse stato un elettorato di sinistra ma non lo era, almeno in parte.

Dunque, per tornare a Berlusconi, chi tace acconsente e se rimarrà taciturno o no lo capiremo nei prossimi giorni in occasione di un’assise di giovani del Pdl alla quale potrebbe intervenire per fare appello a loro e al ricambio di generazione per salvare il partito. Per il resto il Cavaliere già si prepara a rispondere a chi dovesse accoglierlo con un amaro “rieccolo!” . Gli direbbe di essersi messo da parte non per aver fallito ma perché fosse affrontata una congiuntura internazionale eccezionale con metodi eccezionali. E sarebbe una risposta che probilmente troverebbe anche qualche consenziente.