Adesso la Merkel dice che il progetto di Renzi è ambizioso e non si capisce se sia un complimento o una critica. Il contrario di ambizioso che cos’è, modesto, normale? L’origine della parola ambizioso rimanda all’antica Roma, quando dalle parti di Berlino c’erano ancora quei cartelli con scritto hic sunt leones e invece nel Foro dell’Urbe era uso tra coloro i quali desideravano raggiungere un risultato, fare promesse al popolo per guadagnarsi i suoi favori e crearsi in questo modo le condizioni per avere successo. In politica è una colpa? No. E nemmeno nella vita. Dunque Renzi ambisce non solo a cambiare l’Italia ma perfino a cambiare l’Europa, ovvero a correggere quel che di sé la Ue ha dato finora, un’intenzione che interessa anche ad altri, un po’ meno ai tedeschi. Che il presidente del consiglio in carica abbia messo in moto tutto un mondo, dall’imprenditoriale al politico, al sindacale non c’è dubbio, che cosa poi questo sommovimento produca è ancora presto per dirlo. Resta il fatto che, non so se ci avete fatto caso, in questi giorni capita spesso sentirsi chiedere: ma tu che cosa ne pensi di Renzi, e suona più che come una domanda come una sorta di ricerca di conferma ad un’impressione che serpeggia in testa: questo Renzi mi piace. E se anche non mi piace del tutto, mi piace che butti all’aria, a conferma di quanto bisogno ci sia in questo paese che si aprano le finestre.

Che ne pensi di Renzi?, suona anche come il segnale di quanto il piano esposto mercoledì scorso abbia raccolto consensi e abbia riacceso la fiducia tra coloro che non ne avevano per il fiorentino o magari l’avevano avuta e poi l’avevano perduta e ora si chiedono se non si siano magari sbagliati. La fiducia di per sé non è un risultato ma un mezzo e non è poca cosa visto che senza i governi sono destinati a soccombere, ne abbiano avuto prova con Monti e poi con Letta e prima ancora con Berlusconi. Che cosa poi significhino le misure annunciate lo si è capito leggendo le testimonianze degli italiani, a cui abbiamo chiesto come avrebbero speso i mille euro in più che si ritroveranno nello stipendio coloro che appartengono alle fasce di reddito più basse. Potrò andare dal medico, pagherò la rata dell’università del figlio, ovvero denaro che servirà a soddisfare necessità primordiali, perché questo è il paese che siamo diventati, un paese dove milioni di italiani sono scesi al di sotto del livello di povertà o si sono semplicemente molto impoveriti.

Benvenute dunque le misure per far ripartire i consumi e preferiamo non pensare che il debito pubblico intanto continui a salire e sia arrivato a punte record mai toccate nemmeno in questi due ultimi anni bui. Ci verrebbe lo scoramento nel chiederci a che cosa siano serviti i sacrifici che abbiamo fatto. Qualunque bebè che nasca oggi, che sia nato ieri o che nascerà domani si troverà sulla testa, già appena nato, un debito di 37mila euro. Questo dà il senso del disastro. E se nemmeno Renzi ce la facesse? I timorosi sarebbero indotti a prevedere catastrofi ma noi siamo un popolo forte e antico e come scrisse Pontormo sul ritratto di Cosimo il  Vecchio de’ Medici, che pensava, anche lui come altri, di essere insostituibile, pensiamo che «uno avulso non deficit alter», verso dell’Eneide che significa:  mandato via uno se ne trova sempre un altro. Ma sarebbe meglio evitare.