Attacchi al Quirinale, chi c’è dietro?

Vogliono destabilizzare il Capo dello Stato o l’obiettivo non è piuttosto Monti, che al momento attuale rappresenta la figura più solida di tutto il panorama politico e dunque candidato a succedersi o a succedere a Napolitano? Se è vero quel che ha detto un ben informato, qual è il procuratore dell’antimafia Pietro Grasso, che dietro […]

Vogliono destabilizzare il Capo dello Stato o l’obiettivo non è piuttosto Monti, che al momento attuale rappresenta la figura più solida di tutto il panorama politico e dunque candidato a succedersi o a succedere a Napolitano? Se è vero quel che ha detto un ben informato, qual è il procuratore dell’antimafia Pietro Grasso, che dietro gli attacchi al Quirinale ci sono «menti raffinatissime», è molto probabile che siano menti extraparlamentari, perché di geni in politica se ne vedono pochi. E poiché sono «raffinatissime» par strano stiano ad impegnarsi contro Napolitano in quanto presidente prossimo alla scadenza; più logico si impegnino in quanto sostenitore, anzi mallevadore, del quadro politico che ha consentito di affrontare l’emergenza più grave capitata all’Italia dal dopoguerra ad oggi. Saranno menti raffinate ma non si capisce quale sia il loro gioco e nell’interesse di chi, probabile di qualche gruppo economico non certo del paese dal momento che, anche a voi sarà capitato di chiedervi che cosa ne sarebbe oggi dell’Italia se Napolitano non avesse accompagnato nell’assoluto rispetto delle regole e dei ruoli quel cambiamento che portò Monti a succedere a Berlusconi in un epilogo in cui per il precedente governo era diventato difficile affrontare perfino l’ordinaria amministrazione figurarsi l’emergenza.

Dopo di che sono con voi nel dire che Monti ci sta massacrando e ci ha reso la vita complicata come non era mai successo. Ma sono sfoghi, perché è chiaro che quel che è accaduto in questo anno orribile non è riconducibile alle responsabilità di chi sta facendo — non sempre con successo e non sempre con bravura e non sempre con equità e non sempre sfuggendo all’accusa di essere forte con i deboli e debole con i forti — sta facendo, dicevo, il possibile per uscire dalla tempesta.

E’ evidente che le responsabilità non sono riconducibili ai giornali, semmai al disinvolto ricorso della magistratura alle intercettazioni manovrando l’opinione pubblica con la diffusione anche di quelle penalmente irrilevanti che però diventano rilevantissime nella distruzione degli avversari politici. Ma soprattutto la responsabilità è di tipo politico perché questo accade da quando la politica è diventata una macchina del fango, da quando la politica ha perso dignità, da quando è diventata da cortile, da quando applica con i magistrati burattinai il metodo stalinista di accusare la vittima predestinata costringendola a dimostrare di essere innocente, calpestando in questo modo le più elementari regole del diritto.

E poi. Ma che politica è mai quella fatta di insulti tra Bersani e Grillo? E loro sarebbero due esponenti di uno stesso schieramento politico? E’ questa la grande novità? Anche se a Bersani bisogna riconoscere l’esercizio del diritto che la pazienza ha un limite e che quel Grillo lì speriamo che un giorno o l’altro trovi il Pinocchio che si merita.