QUANDO cadde il Muro di Berlino, 25 anni fa, Renzi era un adolescente quasi imberbe. Nonostante ciò, in questi mesi, è stato capace di abbattere disinvoltamente molti muri e steccati, rompendo con la sinistra dura e pura, ma anche trattando, tra alti e bassi, con il “nemico” Berlusconi per conquistare consensi tra gli elettori moderati. Non solo: se in primavera, Matteo aveva costruito la grande vittoria alle Europee alimentando la psicosi collettiva sul “pericolo Grillo”, in autunno non ha avuto le stesse remore a fare l’occhietto ai Cinque Stelle per riesumare l’Italicum che, a questo punto, ritorna alla ribalta e finisce, così, per scavalcare le altre, pur indispensabili, riforme. Mentre le strategie del presidente del Consiglio cominciano ad apparire chiare, molto più confusa è, invece, la situazione nel centro-destra. Chi sarà l’anti-Matteo? Sono in molti a scommettere sull’altro Matteo, il leghista Salvini, che, però, in questo momento, sta facendo di tutto per differenziarsi da Forza Italia e dagli altri partitini moderati, magari prendendo insulti e altro da centri sociali e antagonisti, come è successo ieri a Bologna. 

SE SI ANDASSE a votare domani, la Waterloo del centro-destra sarebbe assicurata, con o senza Italicum. Ma più il tempo passa, più gli avversari di Renzi hanno la possibilità, almeno sulla carta, di riorganizzarsi: ecco perché, paradossalmente, è proprio il segretario del Pd – che, fino a qualche settimana fa garantiva di voler restare in sella fino al 2018 – a cercare di stringere i tempi e affrettare il ritorno alle urne. Sappiamo tutti cosa pensano molti opinion leaders (e non solo): teniamoci ben stretto l’attuale premier per la semplice ragione che, in alternativa, non c’è un nome valido da spendere. Chi ci dice, invece, che, tra qualche tempo, non emerga un altro talento in pantaloni corti che non sia solo una meteora? Insomma, prima si muove, il giovin Matteo, e meglio è per lui. A questo punto, potrebbe anche convenirgli fare, lui stesso, un po’ di polverone, magari sostituendo un alleato (Berlusconi) con un altro (Grillo). Tanto più che, tra una protesta di piazza e una spaccatura, il conto alla rovescia, sembra, comunque, già iniziato anche per lui, indipendentemente dalla sua volontà. SULLA NUOVA TABELLA di marcia del premier c’è però un’incognita di nome Napolitano: cosa farà il Colle? Secondo molti, il Capo dello Stato avrebbe voluto lasciare dopo la presidenza italiana dell’Europa, al compimento dei 90 anni, ma un suo forfait all’inizio del 2015 congelerebbe la situazione, con l’impossibilità di votare nel semestre bianco. E tutto tornerebbe in alto mare.

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