Vecchi forconi del Settecento

I FORCONI c’erano anche nel Settecento. Un pensatore napoletano di quell’epoca, Giacinto Dragonetti, scrisse che sono “tre i tipi di norme di cui le società, di ogni tempo e luogo, abbisognano per la loro sostenibilità”: le norme legali, che si reggono sulle punizioni e le pene; le norme sociali, che sono il risultato di convenzioni […]

I FORCONI c’erano anche nel Settecento. Un pensatore napoletano di quell’epoca, Giacinto Dragonetti, scrisse che sono “tre i tipi di norme di cui le società, di ogni tempo e luogo, abbisognano per la loro sostenibilità”: le norme legali, che si reggono sulle punizioni e le pene; le norme sociali, che sono il risultato di convenzioni e tradizioni più o meno antiche, e si innescano con il senso di vergogna; le norme morali e religiose che, in caso di violazione, fanno scattare il senso di colpa. In altre parole, se le leggi che vengono promulgate sono troppo vessatorie o squilibrate si rischia di minacciare la stabilità stessa dell’ordine sociale.

NON SO SE il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, quando ha dato l’“imprimatur”, salvo poi precisare meglio, al movimento dei forconi, in una pausa del nostro convegno sull’Expo a Milano, conoscesse le teorie del pensatore partenopeo: è certo, comunque, che delle considerazioni di Dragonetti ha parlato, qualche settimana fa, il presidente degli imprenditori di Ravenna, Guido Ottolenghi, durante il premio “Guidarello”. Insomma, se le menti più illuminate della nostra industria lanciano simili allarmi, è evidente come la situazione, in Italia, stia diventando particolarmente esplosiva e minacci di deflagrare da un momento all’altro, nonostante le grandi speranze ribadite ieri dal premier Letta. Ora ci vogliono nervi saldi, capacità, polso sicuro e quella lungimiranza che, negli ultimi tempi, troppo spesso ha latitato all’interno della classe politica. È vero, in questi giorni è scattata la tregua di Natale che, per un po’ bloccherà qualsiasi conflitto, ma le tensioni scoppieranno di nuovo – e presto -, se gli italiani si renderanno conto che la nave non ha ancora cambiato rotta. Basterà davvero poco, a quel punto, per accendere la miccia, secondo i tre parametri del nostro Giacinto.

UN ESEMPIO: ieri l’associazione dei consumatori, l’Adiconsum, a proposito di imposte e gabelle varie, ha denunciato il clamoroso caso della mini Imu. Molti cittadini sono, infatti, stati costretti a rivolgersi ai Caaf, nella confusione totale della normativa, per farsi calcolare l’esatto importo dell’imposta per scoprire, magari, che si debbono spendere 80 euro per la consulenza ricevuta, contro i 40 da versare al Fisco. Possiamo andare ancora avanti con tutti questi bizantinismi che complicano la vita, al di là dei prelievi forzosi che ci stanno dissanguando? È arrivato il momento di rendere più sostenibile il nostro rapporto con lo Stato: con forza e coraggio bisogna cambiare direzione senza perdere altro tempo in un’inutile, quanto machiavellica, difesa dello status quo.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net