Uno storico patto

SE NON ALTRO, la crisi ha un grosso pregio: ricompatta i ranghi. È successo, a livello politico, con il governo Letta che ha visto Pd, Pdl e Lista Monti sulla stessa barca, è capitato, nei giorni scorsi, sul fronte delle categorie produttive con Confindustria e sindacati che hanno raggiunto la fumata bianca sulle regole alla base di tutti […]

 SE NON ALTRO, la crisi ha un grosso pregio: ricompatta i ranghi. È successo, a livello politico, con il governo Letta che ha visto Pd, Pdl e Lista Monti sulla stessa barca, è capitato, nei giorni scorsi, sul fronte delle categorie produttive con Confindustria e sindacati che hanno raggiunto la fumata bianca sulle regole alla base di tutti i protocolli di rappresentanza. Se a questi accordi, che potrebbero sembrare di facciata ma che, in realtà, sono il segnale che le parti sociali hanno, finalmente, compreso che le divisioni non sono utili a nessuno, si aggiungeranno significativi passi avanti con provvedimenti destinati alla crescita e all’aumento dei consumi, il vuoto pneumatico in cui galleggiamo da tempo, potrebbe essere, finalmente, archiviato. Lo spera il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, che, al telefono, appare meno pessimista del solito sul futuro della nave tricolore, anche se, dopo le tante promesse a vuoto incassate in un anno a Viale dell’Astronomia, procede giustamente con i piedi di piombo.

È IL CASO dell’impegno preso dal Parlamento di saldare, entro il 2014,  i debiti dello Stato, uno stock di 90 miliardi, alle imprese: il patron della Mapei giudica positivamente la boccata d’ossigeno, ma prima di cantare vittoria intende vederci chiaro, nel senso  di voler attendere il varo definitivo del provvedimento. “Basta con le promesse!”, dice. Gli italiani, non solo lui, si sono stancati di questo balletto dei proclami e dei grandi impegni a cui, poi, non sono mai seguiti i fatti.  Da un anno e mezzo, dai tempi, cioè, della prima fase del governo Monti, attendiamo misure concrete per aiutare la crescita, per ridare fiato alle imprese e all’export, per incentivare l’assunzione di giovani che sono, oggi, le vere vittime dell’emergenza. Promesse puntualmente smentite dai fatti e dall’evidenza delle cifre: dove trovare i soldi per finanziare i piani di sviluppo? Se, fino all’altro giorno, però – Monti prima e Letta dopo -, avevano dalla loro un grande alibi, nel senso che l’Unione Europea ci aveva messo a pane ed acqua per via del debito, oggi Bruxelles ha, finalmente, concesso migliori margini di manovra. A questo punto, se il governo continuerà a nicchiare e a prendere tempo, Letta & C. se ne assumeranno tutte le responsabilità. Ogni premier ha, all’inizio del suo mandato, una specie di immunità che gli consente di stare alla finestra e di valutare, con attenzione,  le misure che vuole, poi, attuare. Ma, dopo oltre un mese a Palazzo Chigi, anche per l’allievo di Andreatta, la tregua è finita: è arrivato il momento di fare scelte coraggiose e innovative. In fondo se Squinzi e la Camusso, superate le tante divisioni, si sforzano di camminare a braccetto, nell’interesse di tutti i lavoratori e del Paese, anche il governo, arricchito da tanti, differenti punti di vista, può cominciare a marciare spedito per sciogliere i tanti nodi che paralizzano la nostra risalita.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net