MENO zero giorni alla chiusura dell’Expo: da oggi ci mancherà qualcosa. Abbiamo cominciato a seguire da vicino la grande telenovela quando mancavano 500 giorni all’avvio della grande kermesse. In quel giorno del dicembre 2013 partì il ‘countdown’ della manifestazione con tante speranze e aspettative. Poi emersero diversi ostacoli: alcune delle promesse e delle prospettive di allora caddero come le foglie d’autunno di Ungaretti che si staccano dall’albero. Si registrarono forti ritardi sulla tabella di marcia dei lavori, vennero giù le tegole di qualche appalto sospetto messo a nudo dallo sceriffo Cantone, mesi  e mesi di incertezze, di accuse e di sfiducia: sembrava quasi che, ancora una volta, il Paese e Milano avessero perso un’occasione d’oro per salire sul quel tram chiamato ripresa economica con il solito ritornello di sottofondo sugli italiani che non mantengono mai le promesse. Lo scrivevano molti quotidiani stranieri, ma anche tanti di casa nostra. 

STAVOLTA, però, gli addetti ai lavori hanno tenuto duro e non sono caduti nell’ennesimo caso di masochismo. Se è vero, infatti, che l’Expo non era cominciato sotto i migliori auspici, tra gli incidenti dei no-global e i dati incerti delle presenze nei primi giorni, troppi avevano cantato il ‘De Profundis’ prima del tempo. Ma con l’estate, il sito di Rho-Pero ha spiccato il volo e i bollettini di guerra della primavera si sono trasformati in peana e inni di vittoria, e non solo per le presenze che hanno poi toccato quota 21 milioni. Ha cominciato il New York Times che ha proclamato la città della Madonnina come la più «in» del 2015 a livello mondiale. Sono, poi, andati a  ruota tutti gli altri organi di stampa e le televisioni. E oggi  Cantone può tornare a parlare di «Milano capitale morale» dopo lo slogan «Rinascimento Milano». Adesso si tratta di non disperdere tutto questo patrimonio: pensiamo al dopo-Expo sul piano logistico, ma anche al ‘background’ di idee, la vera ricchezza dell’Esposizione che si chiude stasera. È giunto il momento dei saluti finali con un grazie particolare all’ex sindaco Letizia Moratti che è stata la vera madrina della kermesse. Infine un arrivederci ad Astana, capitale del Kazakistan, che sarà sede dell’Expo 2017: la metropoli lombarda lascerà ai kazaki una bella eredità, così come ai tantissimi italiani che hanno testimoniato, con la loro presenza, la fiducia nel futuro.
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