Una scissione tira l’altra

ANGELINO, cuor di leone. Solo un anno fa, su qualsiasi questione, neppure troppo delicata, il segretario del Pdl, Alfano, allargava le braccia e diceva: “Qui decide il Cavaliere!”. Il giovane siciliano sembrava proprio il figlioccio ossequioso di Berlusconi: quando Silvio s’alzava da tavola, lui si alzava, quando sedeva, lui sedeva. In molti si erano fatti […]

ANGELINO, cuor di leone. Solo un anno fa, su qualsiasi questione, neppure troppo delicata, il segretario del Pdl, Alfano, allargava le braccia e diceva: “Qui decide il Cavaliere!”. Il giovane siciliano sembrava proprio il figlioccio ossequioso di Berlusconi: quando Silvio s’alzava da tavola, lui si alzava, quando sedeva, lui sedeva. In molti si erano fatti l’idea che il delfino designato avesse un’ottima oratoria, facesse l’amico con tutti i parlamentari del suo partito, ma, poi, al momento di decidere, mancasse di quelle “balls” vantate dal suo amico Enrico Letta. Sarà stata la vicinanza a Palazzo Chigi, sarà stato che l’appetito vien mangiando, con sei mesi ai piani alti del governo, fatto sta che oggi il vice-premier ha fatto quello che non ti saresti mai aspettato: prima c’è stato il “diversamente berlusconiano”, poi il divorzio vero e proprio dal suo antico mentore.

SI È COMPIUTA, così, quella scissione all’interno del Pdl su cui pochi politologi, nonostante gli ultimi chiari di luna, avrebbero scommesso, perché la rottura nell’area del centro-destra finisce, indubbiamente, per indebolire l’intero schieramento dei moderati, a tutto vantaggio del Partito Democratico che, pure, tra renziani e non renziani, è preda di gravi sussulti interni. A poche ore dal discorso di Berlusconi al Consiglio nazionale che ha decretato il varo-bis di Forza Italia, molti osservatori si chiedono: a che pro la rottura appena consumata? In effetti, al di là del fatto che i due tronconi dell’ex Pdl si sono comunque indeboliti, ci si domanda perché, nonostante le incomprensioni personali, non ci siano stati veri margini di ricucitura, tanto più che il nuovo partito del Cavaliere, almeno per il momento, non ha affatto sfiduciato il governo Letta, come, invece, stava succedendo all’inizio di ottobre. E neppure la possibilità di quelle elezioni anticipate, più volte chieste dai falchi, sembra davvero più concreta rispetto a prima.

LA SENSAZIONE, piuttosto, è che ora la strada sia in salita sia per Forza Italia che per il nuovo centrodestra alfaniano. Silvio ha perso, in un sol colpo, moltissimi parlamentari siciliani e tanti pezzi da 90 come Angelino, Quagliariello, Schifani, Cicchitto, Sacconi, Lupi e Formigoni. Sull’altro fronte, senza poter più contare sull’appeal di Berlusconi, le colombe rischiano di finire arrostite già nella prossima legislatura. Continuando la crisi economica, la domanda, a questo punto, è più che legittima: con il Pdl in frantumi, Scelta Civica in pezzi e il Pd in rotta di collisione, i nostri politici si rendono conto che stanno perdendo sempre più consensi? Diventa difficilissimo riuscire a ribattere agli italiani che li accusano di perdere tempo nelle loro guerre intestine senza concentrarsi sui reali problemi del Paese. Ancora una volta, il guicciardiano “particulare”, tra una scissione e l’altra, fa aggio su tutto il resto. E, intanto, le famiglie non possono più stringere la cinghia. Nel senso che hanno esaurito tutti i buchi della cintura a disposizione. Amen.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net