Una legge a metà

UNA PARTE del pubblico-giuria che ha affollato, la notte di San Lorenzo, il processo al ’68 tenutosi a San Mauro Pascoli, in Romagna, mi ha contestato quando, come avvocato dell’accusa nel dibattimento, ho criticato la legge Basaglia, che impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio, istituendo i servizi di igiene mentale pubblici. Avevo semplicemente detto che quella legge, frutto […]

UNA PARTE del pubblico-giuria che ha affollato, la notte di San Lorenzo, il processo al ’68 tenutosi a San Mauro Pascoli, in Romagna, mi ha contestato quando, come avvocato dell’accusa nel dibattimento, ho criticato la legge Basaglia, che impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio, istituendo i servizi di igiene mentale pubblici. Avevo semplicemente detto che quella legge, frutto di quegli anni di movimentismo e di sovvertimento dei valori tradizionali, pur animata dalle migliori intenzioni, si era, alla fine, rivelata una grave utopia perché alle idee non erano, poi, seguiti i fatti, cioè la realizzazione di quelle moderne strutture di assistenza che avrebbero dovuto farsi carico dei malati, offrire loro appoggio, e, magari, assistenza domiciliare, oltre alle opportunità di reinserimento nella società. In altre parole, in nome di un sacrosanto quanto confuso e ideologico senso di umanità nei confronti dei malati di mente, i nostri legislatori hanno finito, paradossalmente, per peggiorare la situazione: sono state, poi, nella maggior parte dei casi, le famiglie dei poveri infermi a doversi occupare dell’assistenza ai congiunti, tra mille difficoltà. Senza considerare l’escalation di drammi legati a persone curate in modo non adeguato. E la miglior risposta ai disinformati giurati dell’altra sera, è un triste episodio che è accaduto, proprio in questi giorni, a Torino. Non più tardi di ieri si sono tenuti, infatti, i funerali dell’uomo, a cui era stata diagnosticata da 15 anni una importante forma di schizofrenia, morto durante un trattamento sanitario obbligatorio. Prima il poveretto è stato bloccato da un vigile urbano, poi un altro vigile l’ha messo a terra e ammanettato come un pericoloso delinquente con le braccia dietro la schiena. Sempre a pancia in giù, l’uomo è stato caricato di forza in ambulanza, ma, giunto in ospedale, era, ormai, morto per soffocamento. Ecco uno dei tanti successi della nostra organizzazione psichiatrica che dimentica un malato, magari per mesi o forse per anni, salvo poi farsi viva nei peggiori dei modi. E allora, cari giurati romagnoli, di cosa stiamo parlando? giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net