Un cuore arido

«UN CUORE ARIDO» si intitolava un romanzo di Carlo Cassola, osteggiato dai radicalchic degli anni ’60, riscoperto nella sua grandezza solo oggi: la storia di una donna che sceglieva di vivere la sua vita, ignorando il giudizio degli altri, più legata alle cose che agli uomini, distaccata, forse amorale, semplicemente moderna. Ascoltando ieri, a Milano, Bruno […]

«UN CUORE ARIDO» si intitolava un romanzo di Carlo Cassola, osteggiato dai radicalchic degli anni ’60, riscoperto nella sua grandezza solo oggi: la storia di una donna che sceglieva di vivere la sua vita, ignorando il giudizio degli altri, più legata alle cose che agli uomini, distaccata, forse amorale, semplicemente moderna. Ascoltando ieri, a Milano, Bruno Vespa e Candida Morvillo presentare il volume «La signora dei segreti, il romanzo di Maria Angiolillo», in un incontro organizzato dagli Amici della Lirica, ho pensato che la regina dei salotti romani, scomparsa nel 2009, molto aveva in comune con la protagonista del libro di Cassola. Maria Girani, vedova Angiolillo, una ragazza venuta dalla campagna lombarda, cominciò la sua scalata proprio aMilano passando, in pochi anni, dallo spiare le ricche signore dagli abiti fruscianti che entravano alla Scala agli esclusivi ricevimenti della buona società romana, rinunciando anche ai figli per concentrarsi sul suo ruolo sociale. Del resto Giovanni Verga nella novella «Primavera», ambientata nella crepuscolare città ambrosiana di fine secolo, scriveva «A venticinque anni, quando non s’è ricchi d’altro che di cuore e di mente, non si ha il diritto di distogliere lo sguardo, fosse anche per un solo momento, dalla splendida illusione che vi ha affascinato e che può essere la stella del vostro avvenire; bisogna andare avanti, sempre avanti, con gli occhi intenti in quel faro, avidi, fissi, il cuore chiuso, le orecchie sorde, il piede instancabile e inesorabile, dovesse camminare sul cuore stesso». Quegli splendidi saloni, ormai spogli, del villino Giulia, proiettato sulla Trinità dei Monti, in cui sono passati tutti quelli che contavano davvero in Italia, sono la testimonianza palpabile del fatto che tutto passa e che nulla resta, neppure il sogno di una ragazza che non voleva essere solo una modesta madre di famiglia. giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net