LE CAMERE con vista in giro per l’Italia sono tante. Eppure se il manifatturiero dà qualche, timidissimo, segnale di ripresa, il settore turistico sembra diventato una specie di Cenerentola. Abbiamo persino accorpato il ministero del Turismo a quello della Cultura, segno inequivocabile di un disinteresse che anticipa il suicidio. È un atto di masochismo puro, considerando che l’industria del sole occupa, nel Belpaese, tre milioni di addetti con un fatturato che raggiunge il 10% del Pil: tante Fiat messe assieme.

STIAMO PERDENDO colpi e ne parleremo oggi, in Romagna, capitale del “business” vacanziero, nel corso di un convegno degli albergatori. Ma, al di là dei dibattiti, i motivi della nostra debolezza sono tanti: se, come “hardware”, cioè come offerta turistica nonostante la crisi, siamo ancora i primi al mondo, come “software” – che significa creatività e intraprendenza, investimenti, infrastrutture, ricerca di nuove strade da percorrere, al di là del mare, dei paesaggi e dell’arte -, stiamo arretrando pericolosamente rispetto ai nostri concorrenti. Ecco perché l’Expo di Milano del 2015 può rappresentare davvero l’occasione giusta per tutti. Sta per scattare il definitivo “count-down” (500 giorni all’avvenimento), che sarà sancito, il prossimo 17 dicembre, con l’incontro organizzato dalla Regione Lombardia e dal “Giorno”, alla presenza del governatore Maroni e del presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi: è giunto il momento di trovare il coraggio di fare, finalmente, passi in avanti. Con una presenza di almeno venti milioni di visitatori (un milione solo dalla Cina), l’Esposizione diventa il miglior trampolino di lancio non solo per Milano e la regione intera, ma per tutte le località d’Italia a forte vocazione turistica. Non possiamo più perdere altro tempo: stavolta, le “pulizie di Pasqua” dovranno durare quasi due anni.
[email protected]