DOPO due anni di smacchi e batoste, l’Italia ha deciso di ritirare il proprio ambasciatore in India. Non è davvero mai troppo tardi.

IL NOSTRO rappresentante diplomatico a New Delhi, Daniele Mancini, è un cortese signore che non ha fatto l’indiano, come ha detto qualche giornalista, ma ha tentato in tutti i modi di smussare gli angoli di un braccio di ferro senza fine. La mossa della Farnesina è giunta troppo tardi dopo schiaffi a ripetizione e l’epiteto di “terroristi” affibbiato ai nostri due marò. Abbiamo sbagliato tutto. Abbiamo sbagliato a non chiedere subito l’appoggio dell’Europa e dell’Onu in una vicenda così delicata, abbiamo sbagliato a rimandare indietro Salvatore Girone e Massimiliano Latorre dopo il loro ritorno temporaneo nel 2013.

CI SIAMO dimostrati deboli e divisi: ministri e sottosegretari degli Esteri, inviati speciali, parlamentari in folta delegazione (a spese nostre) che credevano di uscire dalla vicenda con una medaglia al merito e hanno, invece, fatto la figura degli sprovveduti e, in qualche caso, degli incapaci. In questo quadro così desolante, l’unico che ha cercato di rimettere veramente assieme, in qualche modo, i cocci di una vicenda nata male, è stato proprio l’ambasciatore Mancini che, più degli altri, è stato preso a torte in faccia dai nostri giornali. Quando verranno presi di mira i veri responsabili di questa situazione che sarebbe grottesca se non fosse drammatica?
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