PRIMA il fulmine Mantovani, poi le scintille tra Gelmini e Santanchè: non c’è pace nelle file di Forza Italia in Lombardia. Tutto nasce proprio dal caso dell’ormai ex vicepresidente della Regione, finito direttamente a San Vittore con pesanti accuse: la coordinatrice regionale dei berlusconiani, al contrario di altri, si augura una nuova stagione tra politica e magistratura. Il muro contro muro, come insegna la storia giudiziaria dello stesso ex Cavaliere, non può più funzionare. O si volta davvero pagina o la giustizia ad orologeria sarà ancora il “leit-motiv” dei prossimi anni, come già è successo dai tempi di Tangentopoli. C’è una sorta di masochismo o di sconsiderata avventatezza nei corridoi e nelle macerie del Palazzo che, al mondo esterno, continua a dare pessimi esempi di rettitudine. È inutile parlare di accanimento giudiziario quando ci sono tanti esempi di uomini politici che, in un modo o nell’altro, finiscono coinvolti in inchieste giudiziarie. È mai possibile che siano tutti innocenti e vittime di perfidi magistrati?

FORSE, qualche ragione ce l’hanno coloro che, nel caso specifico di Mantovani, sostengono che poteva essere evitato San Vittore, con tutto il clamore di contorno, all’uomo di Arconate. In effetti, si può discutere se, nel suo caso, ci fossero davvero tutte e tre le condizioni che giustificano una limitazione così drastica della libertà personale: a nessuno piace rivivere i tempi di Mani Pulite quando l’arresto sotto i riflettori faceva aggio su tutto il resto. Detto questo, non è possibile che la cancrena della politica corrotta continui ad avvelenare le radici della democrazia in Italia. Dai tempi del “pool” continuiamo ad assistere allo stesso spettacolo con la malapianta della corruzione che uccide il nostro Paese e, ad intervalli sempre più brevi, assistiamo al coinvolgimento di qualche caporale. Ecco, allora, accendersi l’ennesimo episodio della rissa a 360 gradi tra il mondo dei partiti e la magistratura. E al cittadino comune, sempre più impotente ed inerme, non resta che sorbirsi i soliti rimpalli di responsabilità. Non è più possibile andare avanti lungo la strada del conflitto permanente: bisogna voltare pagina perché gli italiani hanno bisogna di aria nuova nel Palazzo, anche in quello giudiziario. Proprio quando si parlava di “Rinascimento Milano” dopo i successi dell’Expo, non ci volevano queste tegole giudiziarie che hanno coinvolto i vertici della Regione, rischiando di oscurare il momento felice della Lombardia. [email protected]