GLI ADDETTI ai lavori cercano disperatamente di spegnere i riflettori che continuano a essere puntati su Expo.Più i giorni passano e più l’effetto mediatico sollevato dal nuovo e vorticoso giro di tangenti avvolge di luce sinistra la manifestazione che dovrà andare in onda dal prossimo anno. È sconfortante doverlo ammettere, ma l’Esposizione Universale del 2015 non è partita con il piede giusto. Speravamo che le polemiche sorte subito dopo il “placet” della candidatura ufficiale di Milano si fossero definitivamente spente: tutti sembravano essersi rimboccati le maniche per recuperare il tempo perduto, ben consapevoli che la kermesse sarebbe stata un’occasione unica per agganciare quella ripresa che, almeno per l’Italia, resta ancora il treno dei desideri. Non avevamo, però, fatto i conti con il peso delle bustarelle che, vent’anni dopo Tangentopoli, continua a gravare sul Paese. Non ci sono Mani pulite che tengano: puntualmente l’antico malvezzo italico torna a condizionare i grandi affari e i maxi-appalti.

LE MAZZETTE rispuntano dall’ombra e il Mario Chiesa di turno comincia a spifferare di nuovo: fiumi di confessioni e di intercettazioni telefoniche che fanno presagire ulteriori colpi di scena dopo i sette arresti della scorsa settimana. Assieme ai reduci dei tempi di Di Pietro, tipo Greganti e Frigerio, unitamente ad alcuni nomi eccellenti, scatteranno le manette anche per altri? Difficile dirlo, ma l’impressione generale è che ci possano essere ulteriori colpi di scena a stretto giro di posta. Nuovi, possibili, sviluppi che rischiano di ammorbare ancora più il clima pre-elettorale con il vento dell’antipolitica che spira sempre più forte e potrebbe davvero sconvolgere qualsiasi previsione in vista del voto del 25 maggio: secondo le ultime indiscrezioni raccolte, si stanno, infatti, confermando le voci su una progressiva accelerazione dei consensi da parte dei grillini a danno dei partiti tradizionali. Proprio per non alterare maggiormente gli equilibri, è prevedibile che le novità, se ci saranno, arriveranno solo all’indomani della scadenza elettorale. Personalmente, non so cosa augurarmi. La speranza è, ovviamente, che la vicenda si chiarisca presto, senza nuove code giudiziarie. Ma in caso contrario, non saprei quale soluzione faccia meno danni: avvelenare ancora più il clima elettorale o attendere tempi migliori, condizionando, però, in modo forse irreversibile, il conto alla rovescia di Expo. Più i giorni passano e più il futuro dell’Esposizione si fa incerto. E non vorrei proprio che si giungesse all’inaugurazione della kermesse in coincidenza con possibili elezioni politiche, a meno che non ci siano, addirittura, il prossimo ottobre. Ricordiamo cosa successe dopo Tangentopoli: allora ci furono due governi di solidarietà nazionale (il primo guidato da Amato, il secondo da Ciampi) che traghettarono l’Italia verso la seconda Repubblica. Con i risultati che oggi vediamo.
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