Tra coraggio e lassismo

Aveva scritto bene, Roberto Gervaso, sul “Giorno” dell’altro ieri: qui ci vuole una risposta forte per salvare una democrazia sempre più fragile. Il caso dei cinque arresti, tutti convalidati, per i fatti di venerdì è la conferma di uno Stato che funziona al rallentatore. Stando, infatti, ai primi accertamenti, sembra proprio che, nella rete degli […]

Aveva scritto bene, Roberto Gervaso, sul “Giorno” dell’altro ieri: qui ci vuole una risposta forte per salvare una democrazia sempre più fragile. Il caso dei cinque arresti, tutti convalidati, per i fatti di venerdì è la conferma di uno Stato che funziona al rallentatore. Stando, infatti, ai primi accertamenti, sembra proprio che, nella rete degli inquirenti, non siano finiti i pesci grossi, i black bloc duri e puri, ma, piuttosto, dei precari diventati teppisti (solo due avevano qualche precedente giudiziario). Insomma, i capi della manifestazione violenta sono ancora una volta riusciti a dileguarsi senza problemi. Tutti noi crediamo in questa democrazia e fino all’ultimo ci impegneremo per la sua difesa, ma, proprio per tale motivo, combattiamo quel lassismo sempre più evidente che sta pervadendo larghi strati della società civile contaminata da un apparato statale, in certi casi, inadeguato.

È vero che se, in quel terribile pomeriggio del Primo Maggio, le forze dell’ordine fossero intervenute con più decisione si sarebbe forse rischiato un bis di quelle agghiaccianti giornate del G8 di Genova, ma è stato ugualmente umiliante vedere in diretta le immagini televisive dei guerriglieri in tuta mimetica che mettevano a ferro e fuoco i negozi e le auto parcheggiate a due passi da Piazzale Cadorna con assoluta libertà d’azione. La risposta alla violenza dei milanesi, fra domenica e ieri, è stata forte ed efficace, un segnale molto positivo, ma il coraggio di questi cittadini non servirà a nulla se si accorgeranno sempre più di avere alle spalle uno Stato che non li difende. O li difende poco.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net