Titanic tricolore

POCHI CI HANNO fatto caso, ma nei giorni scorsi, il 14 aprile, c’è stato un triste anniversario: l’affondamento del Titanic nel suo viaggio inaugurale. Un iceberg troncò tantissime vite e infinite speranze. Di questi tempi, in molti si chiedono se anche l’Italia non stia un po’ inabissandosi come quel grande bastimento, considerato da tutti l’archetipo del […]

POCHI CI HANNO fatto caso, ma nei giorni scorsi, il 14 aprile, c’è stato un triste anniversario: l’affondamento del Titanic nel suo viaggio inaugurale. Un iceberg troncò tantissime vite e infinite speranze. Di questi tempi, in molti si chiedono se anche l’Italia non stia un po’ inabissandosi come quel grande bastimento, considerato da tutti l’archetipo del futuro. Tanti gli esempi di un Paese perdente, in perenne rotta di collisione con la realtà quotidiana. C’è un’emergenza sicurezza che, a pochi giorni dall’inaugurazione dell’Expo, si fa sempre più preoccupante, perché legata a colpevoli superficialità, distrazioni e difesa di interessi particolari. Nel nostro piccolo sta accadendo quello che, in modo clamoroso, è successo con il pilota di Germanwings, andatosi a schiantare, volontariamente, contro le Alpi francesi, trascinando altre 149 persone innocenti, perché nessuno nella catena di controllo della teutonica compagnia si era accorto della gravità della sua malattia e, men che meno, gli aveva impedito di guidare aerei di linea.

NOI, PER FORTUNA, non abbiamo dovuto registrare 150 morti in un sol colpo, ma come la mettiamo con le tre vittime del Palazzo di Giustizia di Milano? Questa strage si sarebbe potuta evitare con un maggior controllo: non è possibile lasciar entrare un uomo armato di pistola e caricatori. Chi si assume, poi, le colpe per il soffitto crollato, pochi giorni fa, in quell’istituto di

Ostuni, ennesima scuola che va a pezzi in Italia? Solo che, in questo caso, erano appena finiti i lavori di ristrutturazione, magari pure costosi e a carico della collettività. Ci sono poi gli ingegneri dei viadotti in Sicilia, evidentemente privi di cognizioni geologiche, considerando i disastri a ripetizione che  hanno combinato negli ultimi anni. Mi chiedo chi li abbia assunti, chi ne certifichi le competenze e le capacità: il risultato sono strade insicure, collegamenti disastrati, incidenti a ripetizione.

PER NON PARLARE, sia pure a distanza di tanti anni, di quei poliziotti protagonisti delle violenze nella scuola Diaz di Genova, tornati prepotentemente alla ribalta dopo la sentenza europea che ha condannato l’Italia per quelle torture. Come furono possibili i fatti del G8 nel luglio 2001?  Quegli agenti hanno avuto licenza di picchiare, umiliare, sono andati oltre ogni regola, ma nessuno, in alto, se ne è assunto la responsabilità. Siamo sempre pronti a reclamare e a chiedere, ma, quando si tratta di pagare, chissà perché, spariscono tutti. E, in questo panorama di lassismo, mi è piaciuto molto il gesto del presidente della Pirelli, Marco Tronchetti Provera, che ha rinunciato alla prescrizione nel processo d’appello in cui è accusato di ricettazione, perché si dichiara innocente e vuole che la verità sia accertata. Eravamo il Paese di santi, eroi, poeti e navigatori, oggi, tranne qualche eccezione, mi sembra che siamo diventati il Paese di soli navigatori.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net