Una volta c’era la terza pagina. Tutti i giornali avevano quella specie di fiore all’occhiello che ospitava l’elzeviro, scritto dalle grandi firme, da Prezzolini a Montanelli, da Montale a Spadolini. Era uno spazio dedicato alla cultura e alle buone letture. Poi, chissà per quale motivo, arrivò una nuova parola d’ordine in redazione: bisognava, a tutti i costi, svecchiare i giornali nel nome di un “must” chiamato modernità. Anche l’editoria, insomma, dovette adeguarsi ai tempi: arrivarono i tabloid e i quotidiani divennero agili e leggeri. In una parola, usando un termine oggi molto di moda, più «cool».

La vecchia terza pagina fu seppellita, ma, in compenso, a Londra, venne spolverata, nel 1970, l’ammiccante «page three» con le foto delle modelle in topless. A pubblicarla il giornale popolare inglese «Sun». Quelle ragazze, a seno nudo, hanno resistito per 44 anni a tutti i venti, persino alle contestazioni delle femministe che, nel 2012, lanciarono una campagna per l’abolizione della famigerata pagina, guidate dalla scrittrice Lucy-Anne Holmes. Oggi l’editore australiano Rupert Murdoch ha deciso, almeno per il momento, di ammainare la bandiera e anche il topless va in pensione. Segno dei tempi. Chissà che qualcuno non ne approfitti per rispolverare, invece, l’elzeviro e la terza pagina di una volta: con i tempi che corrono, un po’ di bella scrittura proprio non guasterebbe.
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