Tanto rumore per nulla

MI CHIEDO se ne valesse davvero la pena. All’inizio dello scorso novembre, appena due mesi fa, gli alfaniani hanno fatto fuoco e fiamme, in nome dell’Italia, per salvare il governo Letta, arrivando al divorzio con Berlusconi che, fino al giorno prima, consideravano una specie di dio in terra. LA TESI portata avanti dagli scissionisti poteva […]

MI CHIEDO se ne valesse davvero la pena. All’inizio dello scorso novembre, appena due mesi fa, gli alfaniani hanno fatto fuoco e fiamme, in nome dell’Italia, per salvare il governo Letta, arrivando al divorzio con Berlusconi che, fino al giorno prima, consideravano una specie di dio in terra.

LA TESI portata avanti dagli scissionisti poteva essere condivisibile: in un momento così delicato, sarebbe stata una jattura, con un pericoloso salto nel buio, la crisi di governo invocata dai forzisti. È vero, c’era il legittimo desiderio, da parte di Angelino e soci,  di mantenere la poltrona nell’esecutivo in carica, ma potevano essere valide quelle motivazioni di ordine superiore per il bene del Paese.

Oggi, mi viene, invece, da dire: tanto rumore per nulla. Da una parte, infatti, Alfano continua a ripetere, ad ogni piè sospinto, che la caduta di Letta è vicina: basta solo che passi la crociata dei matrimoni gay.  Dall’altra, quei ministri, come la titolare dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo, che hanno difeso con le unghie il loro cadreghino, voltando le spalle al Cavaliere, si rendono conto che hanno girato a vuoto e, nel rimpasto di governo, dovranno, comunque, farsi da parte. Insomma, un gran polverone e, 60 giorni dopo, siamo al punto di partenza, anche perché il primo a non voler che Letta vada avanti non si chiama Silvio Berlusconi, ma Matteo Renzi. Che confusione negli azzurri cieli della politica.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net