MOLTI AMICI mi considerano un inguaribile pessimista: di solito, vedo, invece, rosa. Un esempio? Lo scorso 28 agosto, titolavo così il “Buongiorno”: «Svuota-Province: habemus Papam!». E scrivevo: «Mai dire mai, ma questa volta, si fa davvero sul serio». Mi sono proprio sbagliato, tanto per cambiare: siamo a dicembre e persino uno dei due relatori del provvedimento, la monzese Elena Centemero di Forza Italia, ha allargato le braccia e si è dimessa dall’incarico.

RESISTE in trincea l’altro relatore, Gianclaudio Bressa del Pd, che, prevede, anzi, tempi brevi per l’approvazione: il provvedimento andrà, da oggi, in aula alla Camera, per poi passare al Senato ed essere varato prima di Natale. Ci credete voi? Io preferisco, d’ora in poi, non aggiungere altro sull’argomento: gli italiani sono stati presi in giro da troppo tempo sull’argomento, per subire altre disillusioni. Pensate solo che, dopo le elezioni politiche del 2008, tutti i partiti, tranne la Lega, si erano già dichiarati pronti ad abolire le amministrazioni provinciali: le buone intenzioni si sono dissolte nella nebbia. E anche della legge costituzionale, che dovrebbe sopprimere le Province, non se ne sa più nulla.

EPPURE, sempre la scorsa estate, il premier Letta aveva sbandierato ai quattro venti che avrebbe fatto in modo di accelerare al massimo il complicato iter parlamentare. A questo punto, preferisco non scommettere più nulla sull’argomento. Faccio solo una domanda ai lettori del “Giorno”: secondo voi, quanti panettoni mangeranno ancora le Province?

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