Caro Direttore,
Leggendo il suo libro “Compagni di Camera”, sembra quasi che lei sia diventato un grillino. Molti infatti dei rilievi mossi oggi dall’ex comico ligure sulla vita del Parlamento sono gli stessi che lei ha registrato nella scorsa legislatura. Dobbiamo concludere che la ventata dell’antipolitica abbia ragione al cento per cento?
Laura Rondelli, Milano

PER LA verità, non ho scoperto nulla di nuovo. Già nel primo Parlamento dopo l’Unità d’Italia un giornalista prestato alla politica, Ferdinando Petruccelli della Gattina, aveva preso nota delle tante pecche dei lavori assembleari raccolti poi in un libro dal titolo eloquente: “I moribondi di Palazzo Carignano”. Non ho quindi scoperto nulla di nuovo, così come Grillo che, comunque, ha avuto il fiuto di cavalcare l’onda dell’antipolitica nel momento giusto. In un certo qual modo, siamo tutti grillini nel senso che, chi più chi meno, chiediamo a gran voce alla politica di voltare definitivamente pagina con un governo che governi e un Parlamento che legiferi davvero. Il problema è passare alla fase due, cioè dalla semplice denuncia delle cose che non vanno alle riforme ormai indifferibili. È questo il punto interrogativo che incombe sul futuro dell’Italia. E con gli ultimi chiari di luna, non sono particolarmente ottimista.
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