IL PREMIER Renzi assomiglia tanto ad un mio vecchio compagno di scuola molto sgobbone, che, però, non riusciva mai a diventare il primo della classe.

IN UN MESE, il sindaco d’Italia ha messo davvero molta carne al fuoco. Per il momento, purtroppo, non è ancora in grado di raccogliere i frutti dei suoi sforzi, anche perché un conto è promettere la luna nel pozzo, un altro paio di maniche – basta pensare cosa è successo con l’abolizione delle Province – riuscire a portare a casa risultati concreti. Quando deve stringere, lo fa con grandissima fatica. Il problema è che Matteo deve combattere anche contro i mulini a vento dello scetticismo generale, dopo anni e anni di impegni non mantenuti.
Siamo sempre in attesa che succeda qualcosa, che le parole si traducano in fatti, combattuti da tempo tra l’ottimismo, che non è più della ragione, e un disincantato cinismo, tra la speranza e la paura di un’ennesima disillusione. Renzi ha portato aria nuova, giovane, volitiva. Ha sciorinato slide e pacche sulle spalle nell’austera Europa, dando slancio e entusiasmo, ma adesso si tratta di passare ad un’altra fase, quella dei fatti. E noi si sta, sospesi, in attesa, come d’autunno sugli alberi le foglie.
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