SECONDO autorevoli opinionisti, dietro le critiche del governo Renzi alla politica miope dell’Europa sul piano finanziario ci sarebbe una precisa strategia del premier che avrebbe deciso di alzare i toni del confronto a fini meramente elettorali: cavalcare, cioè, l’asino di Bruxelles per anticipare le Politiche già al 2017 e arrivare alle urne con un buon “atout” in mano. Al di là delle prevedibili smentite di Palazzo Chigi, la dietrologia indicata, per quanto probabile sul piano delle date, mi sembra un po’ semplicistica perché non ci sarebbe certo bisogno di strumentalizzare un conflitto che, semmai, avrebbe dovuto scoppiare da almeno un paio d’anni. Dai tempi, per la precisione, in cui la crisi greca aveva messo a nudo tutte le magagne dell’euroclub, con i soci di serie A – prima tra tutte, ovviamente, la Germania della Merkel -, abituati a pranzare con le posate d’argento, e quelli di serie B, tipo Atene e Roma, che non avevano niente nel piatto.

COLORO che “osavano” denunciare le diseguaglianze tra ricchi e poveri venivano sommariamente accusati di essere dei sabotatori, abituati a pescare nel torbido e lontani dai grandi ideali dell’Europa. Oggi hanno tutti cambiato idea, a cominciare dallo stesso Renzi che, in effetti, avrebbe fatto meglio a prendere le distanze da Bruxelles poco dopo essere approdato a Roma. È perfettamente inutile che Juncker, il presidente della Commissione Europea, si senta oggi offeso da Matteo: avrebbe dovuto farsi, invece, un serio esame di coscienza e rendersi conto che proprio la politica miope di Bruxelles ha finito per favorire l’Europa a due velocità, provocando fratture quasi insanabili tra gli Stati membri.

L’EUROZONA sta attraversando il periodo forse più delicato della sua storia, tra euro forte, crisi finanziaria che non molla la presa – con gravi contraccolpi sul sistema bancario nonostante i segnali di ripresa – e incontrollati flussi migratori da quella polveriera che si chiama Nord Africa. Proprio perché vogliamo bene al Vecchio Continente e crediamo ancora nell’ideale europeo perseguito dai grandi padri Schumann, Adenauer e De Gasperi, è giunto davvero il momento di mettere da parte i rancori personali  e di gettare, finalmente, le basi per una nuova intesa. Persino Romano Prodi, che ha tenuto a battesimo il varo dell’euro ed è stato un predecessore di Junker alla guida della Commissione, ammette oggi che non si può più andare avanti in questo modo: o si cambiano le regole del gioco o si affonda e non solo coloro che militano in Serie B. Ci sono commentatori che continuano a sostenere la necessità di marciare uniti: credo sia opportuno che Germania & C. facciano un passo indietro perché, altrimenti, sarebbe quasi meglio essere soli piuttosto che così male accompagnati. [email protected]

\