Diceva Montanelli che se Berlusconi avesse avuto le tette avrebbe fatto la ballerina. Con la sua arguzia da toscanaccio, Cilindro aveva visto giusto e inquadrato, con una battuta, il Cavaliere che è sempre stato imprevedibile e pronto a sorprenderti quando meno te lo aspetti. Lo sperimentai anche io, qualche anno dopo, durante una sua visita in redazione. In quell’occasione, aveva sottolineato come lui fosse molto amato dalla gente e, senza curarsi troppo del mio sbigottimento, aveva improvvisato uno spogliarello: si era tolto la giacca, poi la camicia e, rimasto in canottiera, come il suo vecchio amico Bossi, mi aveva fatto vedere i lividi neri sulle braccia. Il segno inequivocabile, era stato il suo commento, dell’incontenibile affetto dei propri “fans”.

All’indomani della sentenza della Cassazione, ho ripensato a quel piccolo episodio e ho capito che, paradossalmente, adesso i giudici gli hanno fatto un favore perché hanno trasformato un evasore fiscale in una specie di martire, capace di immolarsi per il bene di tutti. C’è stato, insomma, almeno dal punto di vista della popolarità, il classico effetto-boomerang per tutti coloro che tifavano contro Silvio. Se Palazzo Grazioli vorrà, infatti, commissionare l’ennesimo sondaggio, scoprirà che, molto probabilmente, l’indice di gradimento del Cavaliere non risulterà scalfito tanto da non essere veramente disarcionato dalla politica, anzi.

Lui resterà in campo, sia pure con un ruolo diverso. Non solo: con una sentenza così dura, tutti gli evasori fiscali d’Italia si sentiranno, oggi, quasi legittimati, in un certo qual modo, nella loro condotta scorretta e finiranno per considerare Berlusconi il loro, vero, eroe. È chiaro che stiamo parlando di sensazioni: i comportamenti psicologici sono una cosa, quelli reali (Silvio decadrà da senatore? Fino a che punto è stato allontanato dal Palazzo?) saranno diversi. Ma l’ombra dell’uomo di Arcore – un bene o un male? – è ancora lì. Come prima, più incombente di prima.
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