IERI È MORTO un bambino nel mio palazzo. Era malato da tanto tempo e quest’estate, su una sedia a rotelle, mi guardava con occhi muti e perduti, mentre i giovani genitori lo spingevano avanti, forse senza neppure sapere che direzione prendere. Oggi mi riesce difficile pensare alle cose di tutti i giorni, alle pagine del giornale che si riempiono spesso di dichiarazioni inutili nella loro futilità.

LA CAMPANA è suonata ingiustamente per un bambino e mi chiedo, con dolore, se avrà compreso quale fosse il suo tragico destino. Ma le tragedie che si sono succedute in questi giorni, le morti nel dolce mare di Lampedusa o quella di un ragazzino tra le mura di casa, mi dicono, forte e chiaro, che non possiamo più sprecare il nostro tempo, che dobbiamo scegliere meglio le priorità che consideriamo giuste per riempire la nostra vita, che siamo anche capaci di alzare lo sguardo e di non restare sempre fermi nel fango che ci circonda.
Se muore un bambino, se ne vanno i nostri sogni.
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