IL PRESIDENTE della Confindustria, Giorgio Squinzi, in un’intervista che mi rilasciò nel settembre del 2012, aveva visto giusto: disse, allora, che i primi segnali di vera ripresa ci sarebbero stati solo alla fine dell’anno che si è appena concluso. E, in effetti, forse l’aria sta finalmente cambiando: non è un caso che lo spread sia ai minimi da tantissimi mesi a questa parte. Anche le recenti festività natalizie hanno registrato un certo risveglio negli acquisti. Si volta, dunque, pagina?

È PRESTO PER DIRLO, anche perché qualsiasi consolidamento del quadro congiunturale passa attraverso la cruna di un ago speciale, una specie di aculeo che tormenta tutti gli italiani: le tasse. Per non parlare del qualunquismo imperante nelle file dei politici che ha provocato, ieri , un severo “j’accuse” del cardinale di Milano, Angelo Scola.
È inutile che il premier Letta insista a essere ottimista sulla rotta del governo e a sostenere, in particolare, che la pressione fiscale si sia abbassata: non ce ne siamo accorti, anche perché, nel frattempo, il regime fiscale è diventato quasi poliziesco e pericolosamente vessatorio. Come scriveva Leo Longanesi, tutti teniamo famiglia: di questi tempi, nessuno vuole sgarrare con l’erario per paura delle gravi ritorsioni. Siamo il Paese delle contraddizioni: se prima gli evasori fiscali erano, scandalosamente, numerosissimi, a danno dei soliti onesti, oggi stiamo correndo verso l’estremo opposto con il Fisco che assomiglia sempre più allo Stato invadente e soffocante di “1984”, il libro di Orwell. Non ci può essere nessuna rinascita se non partiamo da qui.
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