TUTTO cominciò con “Charlie Hebdo”. Abbiamo rivissuto con grande dolore, ad un anno di distanza, il giorno dell’attentato al giornale satirico parigino, seguito dall’uccisione di una poliziotta francese e, dopo altre 24 ore, di altri quattro ostaggi in un supermercato kosher assieme alla morte di tre terroristi.
La grande offensiva dei kamikaze dell’Isis contro l’Occidente intero, scattò davvero nel gennaio del 2015. Quei fatti furono anche il triste antipasto di quanto poi è successo, sempre sotto la torre Eiffel, nel novemSarira bre scorso e nella giornata di ieri. Dolore per le vittime dei terroristi, angoscia per una guerra che gli estremisti islamici chiamano santa, ma che, in realtà, è un triste ritorno ad un fanatismo religioso medievale che credevamo seppellito per sempre. Ho letto tante rievocazioni e ricordi dei caduti del 7, 8 e 9 gennaio, ma quei morti non sono state le sole vittime della strage: è pure scomparsa la satira politica che, da allora, sembra tramontata.
Provate a farci caso, ma, Hebdo o non Hebdo, è andato in crisi tutto un modo di fare giornalismo basato su un’ironia a volte anche molto dissacrante. Di questi tempi, meglio evitare i fumetti e le battute considerate, politicamente parlando, troppo forti.
Insomma, pochi ci hanno fatto caso, ma, nell’attentato alla redazione del giornale francese, non ci sono stati soltanto morti in carne ed ossa perché è tornato di moda un vecchio slogan: taci, il nemico ti ascolta.
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