COMPAGNI DI VIAGGIO: sul treno Roma-Milano siedo vicino a Cesare Romiti, l’amministratore delegato della Fiat ai tempi d’oro dell’Avvocato. Mi riconosce e ci mettiamo a parlare cominciando a ricordare i bei tempi andati, quando Mirafiori era Mirafiori e il gruppo torinese era davvero il tempio dell’industria italiana, tanto che si parlava degli Agnelli come della nuova dinastia sabauda.

Poi Cesarone mi sussurra una confidenza sul boom del movimento di Grillo. Lui, che ha ampiamente superato le 80 primavere, giudica positivo il successo dei Cinque Stelle, perché ha finalmente spalancato le finestre del Parlamento e ha, così, spazzato via metà delle vecchie mummie (potevo esserci anch’io, ma avevo già tolto il disturbo…). Romiti spera che i grillini facciano ora cri-cri senza sottostare a tutti gli ordini di scuderia emanati dal comico ligure e dal suo sodale Casaleggio. Non lo dice, ma credo abbia un pensiero segreto: che pure nell’industria italiana, a cominciare forse dalla Fiat, ci sia aria nuova. Aria di grillini.

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