Il “Giorno” rilancia. L’anno scorso proponemmo al presidente Napolitano il nome di Riccardo Muti come senatore a vita: pensavamo che fosse la persona giusta al posto giusto. Il Quirinale scelse, invece, Claudio Abbado, il grandissimo direttore d’orchestra scomparso di recente che ha ugualmente onorato il nome dell’Italia nel mondo. Oggi, con un lungo articolo all’interno del professor Marco Vitale, avviamo una nostra campagna per “Muti for president”: noi ci proviamo. Chi meglio del maestro romagnolo-pugliese è, infatti, in grado di ridare, dall’alto del Colle, una certa credibilità all’immagine del nostro Paese, sconquassata dai tantissimi episodi di corruzione politica? Ha ragione Vitale: il nuovo inquilino del Quirinale deve segnare una profonda cesura rispetto all’establishment politico attuale, che, negli ultimi anni, ha dato una pessima rappresentazione di se stesso, tra scandali, inchieste giudiziarie, tangenti e altro ancora.

Sono perfettamente consapevole, come scrive anche l’amico Marco, che non facciamo certo un piacere a Muti a tirarlo per i capelli – lui che, poi, ne ha ancora così folti -, ma, in questo momento, ridare un nuovo “look” all’Italia fa aggio su tutto il resto. Basta con i soliti nomi che hanno davvero stufato tutti: non sono più spendibili. Già due anni fa non c’erano all’orizzonte uomini politici degni del più alto gradino e chiedemmo a Napolitano di restare in sella ancora un po’, cosa che ha fatto. Ma oggi Re Giorgio non è nelle condizioni fisiche di sobbarcarsi altri sacrifici. E, allora, dobbiamo pescare nella società civile. Riccardo pensaci tu.
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