Re Giorgio non abdica più

ALLA FINE, è arrivato il salvatore della Patria: Giorgio Napolitano. Per la prima volta, nella storia della Repubblica, un Capo dello Stato uscente viene rieletto, a gran voce, al Quirinale. È la notizia che tutti aspettavamo: oggi, forse, la Politica torna a scriversi con la “P” maiuscola. Purtroppo, è anche la conferma di quanto grande […]

ALLA FINE, è arrivato il salvatore della Patria: Giorgio Napolitano. Per la prima volta, nella storia della Repubblica, un Capo dello Stato uscente viene rieletto, a gran voce, al Quirinale. È la notizia che tutti aspettavamo: oggi, forse, la Politica torna a scriversi con la “P” maiuscola. Purtroppo, è anche la conferma di quanto grande sia l’emergenza economico-istituzionale che sta vivendo il Paese. A una situazione di gravità eccezionale, è stato trovato un rimedio eccezionale, una soluzione, magari transitoria, per cercare di uscire dal guado in cui ci siamo impantanati. Un unico rammarico: nel frattempo si sono persi altri due mesi preziosi per varare quelle terapie d’urto non più differibili. Avevamo già in casa l’uomo giusto al posto giusto, ma, nel frattempo, siamo riusciti a gettare in pasto ai leoni candidati di tutto rispetto come Marini e Prodi.

È VERO che era stato lo stesso Napolitano a tirarsi indietro, nelle scorse settimane, per una questione di età avanzata e di correttezza istituzionale. Quando, però, tutti si sono resi conto che l’Italia non era in grado di avviare una fase nuova e che eravamo in un incredibile cul de sac, Re Giorgio, con grande generosità, ha ceduto alle disperate richieste che arrivavano da più parti, grillini esclusi: solo lunedì, a Camere riunite, indicherà i termini del suo mandato-bis. Meglio così, anche se il balletto degli ultimi giorni, mi ha ricordato il Monopoli che giocavo da ragazzino, quando finendo con i dadi in determinate caselle, ti ordinavano di tornare al punto di partenza. Certe volte, però, per ricominciare, è indispensabile ripercorrere strade già esplorate e Napolitano potrà cercare di ricreare quel clima di coesione nazionale che è, oggi, prioritario. I partiti si sono consegnati al Quirinale come nel 2011: allora venne giocata la carta Monti, speriamo che, adesso, il nome del nuovo premier (Amato? Enrico Letta?) abbia miglior fortuna.

RESTA IL FATTO che – considerando le gravissime crepe dentro il Pd con le dimissioni di Bersani e Bindi, e tenendo anche conto delle altre incognite (grillini in primis) – è Napolitano l’unica riserva della Repubblica capace di avviare la stagione delle grandi riforme. Solo lui potrà ricompattare centrodestra e centrosinistra. Solo lui potrà far rinsavire quegli esponenti del Partito democratico – soprattutto tra le nuove leve -, che hanno formato la falange dei franchi tiratori. Solo lui è stato, poi, in grado di neutralizzare la scheggia impazzita di Rodotà, scelto dalle Cinque Stelle come loro candidato. Confesso che non riesco a capire per quali motivi il professore, appartenente a quell’ancién régime che l’ex comico ligure mette, ogni giorno, alla gogna, sia stato santificato dai grillini. Basta scorrere il suo curriculum, per restare sconcertati: docente universitario, parlamentare per quattro legislature, vicepresidente della Camera, europarlamentare e presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali. Insomma, se si voleva rinnovare, non era certo Rodotà l’uomo nuovo: tra l’altro, gode, legittimamente, delle stesse prebende del vituperato Amato, che, ogni giorno sulla rete del Movimento, è crocifisso. Meglio, allora, tornare all’equilibrio del Presidente uscente anche se, ancora una volta i partiti hanno abdicato: sulle spalle di Napolitano (88 anni a giugno) poggia il futuro della Repubblica.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net