MONTANELLI a 360 gradi. In questi giorni molti lettori del “Giorno” mi hanno scritto per saperne di più su Indro Montanelli a cui ho dedicato un libro uscito da pochi giorni. Il toscano di Fucecchio è stato il più grande testimone del Novecento: basta scorrere l’elenco dei suoi incontri con i protagonisti del secolo breve per rendersene conto. Qualcuno è sembrato poco verosimile: è il caso del colloquio che Cilindro ebbe con il Fuhrer durante le manovre militari della Wehrmacht, subito dopo l’invasione nazista della Polonia. Secondo quanto Montanelli ha raccontato, aveva assistito, sul ciglio della strada, alla sfilata di un interminabile corteo “sturm und drang”. Alla fine, ecco sfrecciare l’auto scoperta del dittatore tedesco che, con la coda dell’occhio, vede un giovane allampanato in borghese. Hitler chiede chi mai fosse quel tipo con l’impermeabile e gli rispondono che si tratta di un giornalista italiano. A quel punto, l’uomo con i baffetti ordina al suo autista di fare retromarcia: scende dall’auto e, guardando Indro dal basso in alto, comincia a sbraitare con versi gutturali. Più Montanelli arretra, più Hitler lo incalza, gesticolando con il dito, sputacchiando qua e là e urlando in modo incomprensibile. Poi il dittatore risale in auto e se ne va. Indro è quasi impietrito: cosa avrà mai voluto dire? I soliti scettici hanno preso le distanze dall’aneddoto e anche il sottoscritto non ha saputo smentire i dubbiosi al cento per cento. Ma, a confermare l’episodio, c’è il libro “Fatti, misfatti e ritratti” di Odoardo Reggiani che testimonia come a quel colloquio tra il Fuhrer e l’inviato speciale del “Corriere della Sera” fosse presente Albert Speer. Sì, proprio l’architetto nazista, condannato a Norimberga, ha parlato dell’incontro in un’intervista del 1979. Insomma, era tuttovero: mai essere diffidenti, soprattutto quando si scrive del Direttore preferito. [email protected]