ANCHE TRA GLI ITALIANI che rischiano di perdere il posto di lavoro ci sono quelli di serie A e quelli di serie B. In questi giorni, ad esempio, è scattato il cordone sanitario attorno al personale dell’Alitalia che potrebbe restare a terra, nel senso che in duemila sono di troppo. A lanciare l’allarme è stato il ministro per lo Sviluppo economico, Flavio Zanonato, che ha parlato di «grosso problema da risolvere» dopo la decisione di Air France-Klm di non partecipare all’aumento di capitale, con la conseguente necessità, per l’azienda, di risparmiare 250 milioni di euro.

LA DIFESA  a tutti i costi dell’occupazione è una battaglia giusta, giustissima, non vorrei, però, che l’attenzione dell’esecutivo si concentrasse solo sui dipendenti Alitalia perdendo ancor più di vista le migliaia e migliaia di lavoratori delle piccole e medie imprese di tutta Italia (Lombardia compresa) che, negli ultimi mesi, sono stati licenziati dalle loro aziende affondate per via della crisi.
Chi protegge davvero questi uomini e queste donne dimenticati? I loro drammi personali vengono subito cancellati, mentre i riflettori sembrano accendersi solo sul personale Alitalia che, in questi anni, è stato, certamente, vittima di un azionariato non certo all’altezza della situazione. Ma ci sono pure state responsabilità degli stessi dipendenti della compagnia, che hanno spesso conservato, in modo corporativo, tanti piccoli privilegi: anche loro hanno contribuito  alla caduta in picchiata della società. Un’azienda che, da anni, è diventata un pesante fardello a carico della collettività, per colpa, soprattutto, di governi incapaci di liberarsi del crescente “buco nero”,  in nome di un’italianità dell’ex compagnia di bandiera assolutamente anacronistica. Vi ricordate quel film sull’aereo tutto pazzo? Nel caso di Alitalia, a essere pazze sono state le spese. A carico, purtroppo, di tutti.
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