ICI, IMU, Tares, Trise, Tasi, Iuc: più che un valzer di sigle delle tasse sulla casa, è una mazurka, un manicomio di nomi. Capisco tutti i problemi del nostro governo che, da una parte, è alla disperata ricerca di soldi per tamponare un debito pubblico che fa acqua da tutte le parti, mentre, dall’altra, deve mantenere la promessa di non far pagare la seconda rata dell’Imu sulla prima casa, ma questa vorticosa ricerca di nuove forme di pagamento, sta, davvero, diventando una specie di presa in giro, per non dire peggio, a danno di tutti gli italiani. È, dunque, la volta della Iuc (imposta unica comunale): speriamo che abbia maggiore fortuna della Trise (Tributo sui servizi) che è durata solo lo spazio di un mattino.
Ho la sensazione netta che tutto questo “tourbillon” serva solo a sollevare un grande polverone che confonde le idee ai contribuenti e, alla fine, mette unicamente in croce coloro che pagano le tasse fino all’ultimo centesimo. Sinceramente, vorrei tanto che si tornasse all’Ici: almeno un cittadino aveva, allora, le idee chiare su quanto dovesse pagare a giugno e a novembre. Non capisco perché il governo faccia, adesso, confusione con le tasse sulla casa mentre, su altri fronti, sta assolutamente fermo: leggo, ad esempio, che, sugli stratosferici stipendi presenti nella pubblica amministrazione, non ha deciso niente, nel senso che non ha operato alcun taglio.
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