Quattro al Quirinale

SONO ANCORA sconcertato dal blitz di Re Giorgio: quattro senatori a vita, all’improvviso, negli ultimi, pigri giorni delle vacanze agostane. Mentre molti trascorrono qualche spicciolo di ferie o anche solo semplicemente approfittano di una bella giornata per una gita al mare, prima di ripiombare nelle angustie quotidiane, nei piani alti si lavora, in sordina, nell’interesse […]

SONO ANCORA sconcertato dal blitz di Re Giorgio: quattro senatori a vita, all’improvviso, negli ultimi, pigri giorni delle vacanze agostane. Mentre molti trascorrono qualche spicciolo di ferie o anche solo semplicemente approfittano di una bella giornata per una gita al mare, prima di ripiombare nelle angustie quotidiane, nei piani alti si lavora, in sordina, nell’interesse del Paese, per non disturbare gli sfaccendati e immaturi vacanzieri. Non vi nascondo l’amarezza, sebbene io non sia certo ostile, di principio, alla permanenza del laticlavio a vita, ma francamente il botto di quattro nomi, sparati in un giorno di fine estate, mi sembra uno schiaffo a tanti italiani, ai loro sentimenti e bisogni. Quando, qualche mese fa, sulle pagine del giornale, avevo suggerito il nome di Riccardo Muti, molti lettori, pur apprezzando moltissimo il Maestro e riconoscendo le sue grandi qualità di ambasciatore della cultura italiana nel mondo, avevano segnalato che non era il momento giusto per nomine di questo tipo, date le ristrettezze economiche che angustiano le casse dello Stato.

ALTRI, SCOTTATI dopo l’infelice esperienza di Mario Monti, che continuerà ad occupare il seggio in barba al fallimento, di immagine e di sostanza, del suo governo, pensavano che l’Italia avesse ben altri problemi e scelte da definire con urgenza. Andreotti diceva che a pensar male si fa peccato, ma il più delle volte ci si azzecca, così, pur rispettando molto Napolitano, che, per inciso, è anche il mio presidente e dei tanti italiani moderati che sono lontani mille miglia dalla masochistica guerra in corso, da secoli, tra guelfi e ghibellini, non ho potuto fare a meno di pensare che ancora una volta ci si è fatto beffa dei cittadini.

SE I QUATTRO nuovi senatori a vita saranno la ciambella di salvataggio del debolissimo governo Letta, alla prova del nove settembre in Giunta per le elezioni del Senato, non ne scaturirà niente di buono: ancora una volta, come con il governo dei Professori, sarà un inutile escamotage, studiato a tavolino, per tenere in piedi qualcosa che forse la forza per andare avanti non ce l’ha. Resto convinto che sarebbe un grande errore andare a nuove elezioni con il Porcellum, ma trovo ugualmente inefficaci soluzioni pasticciate all’italiana.

Il governo delle larghe intese deve riuscire a trovare il coraggio di fare le scelte necessarie: se non può, piuttosto che ripararsi sotto l’ombra del Quirinale, è meglio che riconosca i suoi limiti e lasci. Si respira un intenso profumo di poteri forti nell’aria: ieri un quotidiano pubblicava i servizi sui senatori a vita dopo il parmigiano alla diossina di Grillo: a pagina otto – riportava l’articolo di un bravo collega quirinalista – “il Presidente … con passi discreti … ha voluto rafforzare la sempre deficitaria, moralmente vacillante, autostima degli italiani”. Alè il boccone, amaro, è servito.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net