Quando vivevamo di pane e spread

C’è stato un tempo, non tanto remoto, in cui vivevamo di spread. Tra il 2011 e il 2012, il primo pensiero  mattutino andava al differenziale tra Btp e Bund tedesco: a quanto è, oggi, lo spread? Il nostro futuro, il futuro dell’Italia, non era più attaccato ad un filo, ma allo spread. Se non volevamo […]

C’è stato un tempo, non tanto remoto, in cui vivevamo di spread. Tra il 2011 e il 2012, il primo pensiero  mattutino andava al differenziale tra Btp e Bund tedesco: a quanto è, oggi, lo spread? Il nostro futuro, il futuro dell’Italia, non era più attaccato ad un filo, ma allo spread. Se non volevamo fare la fine della Grecia, dovevamo solo sperare che l’indicatore non salisse di nuovo alle stelle. Lo spread ha fatto tante vittime, a cominciare dal governo Berlusconi, ma  ha regalato anche riconoscimenti, non tutti meritati, ai primi mesi di Mario Monti a Palazzo Chigi.

Oggi la situazione sembra, invece, cambiata: lo spread è tornato, pericolosamente, a salire sopra “quota 300”, ma pochi, a leggere i giornali, se ne sono accorti, a cominciare dal premier Enrico Letta. Avevamo esagerato prima a dare tanta importanza allo spread, quasi fosse una questione di vita o di morte, o stiamo sottovalutando adesso la pericolosa escalation?