Quando pagano i giudici?

NON VORREI essere nei panni del presidente Napolitano che si starà chiedendo, in cuor suo, se valesse davvero la pena farsi rieleggere, in primavera, al Quirinale. Per fortuna, Re Giorgio ha già ampiamente dimostrato di privilegiare gli interessi della collettività, piuttosto che i propri, e, quindi, saprà trovare la soluzione migliore per il bene di […]

NON VORREI essere nei panni del presidente Napolitano che si starà chiedendo, in cuor suo, se valesse davvero la pena farsi rieleggere, in primavera, al Quirinale. Per fortuna, Re Giorgio ha già ampiamente dimostrato di privilegiare gli interessi della collettività, piuttosto che i propri, e, quindi, saprà trovare la soluzione migliore per il bene di tutti. Comunque è davanti a un difficilissimo aut-aut: o concedere la grazia a Berlusconi, oppure andare subito al voto. Penso che la caduta del governo delle larghe intese di Letta e la conseguente necessità di nuove elezioni a stretto giro di posta, siano una iattura per l’intero Paese, a prescindere dalla collocazione politica: oggi l’Italia, con i primi, timidi, segnali di ripresa, non può rischiare di ripiombare in un clima di guerra civile.

È, QUINDI, giusto tentare tutte le strade per scongiurare la catastrofe, ma credo anche che non si possano neppure percorrere scorciatoie in nome della ragione di Stato per evitare il peggio: la grazia al Cavaliere (ma, peraltro, mancherebbero i requisiti giuridici) ci riempirebbe di ridicolo agli occhi del mondo, perché saremmo ritenuti i soliti Arlecchini capaci solo di soluzioni pasticciate.

SILVIO dovrebbe compiere un gesto di grandissimo significato politico per il bene del Paese: fare un passo indietro, magari lasciando la guida del partito alla figlia Marina. Potrebbe, comunque, guidare, dietro le quinte, la rediviva Forza Italia, con in testa l’aureola di martire, dimostrando di voler espiare la sua pena, come qualsiasi cittadino, anche se considera, e non è il solo, la condanna ingiusta e persecutoria. Ma, intendiamoci, non può essere unicamente Berlusconi sul banco degli accusati in questo Paese malato dentro: a pagare o almeno a vedere ridimensionato il loro ruolo, dovranno essere anche alcuni magistrati politicizzati che, in questi anni, hanno usato la giustizia in modo strumentale e personalistico. Non scopriamo nulla di nuovo: abbiamo avuto esempi di giudici che, per conquistare una facile popolarità, si sono comportati troppo disinvoltamente.

NELLE ultime settimane, i giornali hanno parlato a lungo dell’anniversario del suicidio di Raul Gardini ai tempi di Mani Pulite: cosa c’è di nuovo nelle nostre aule giudiziarie? Sono trascorsi vent’anni da quella calda mattina di luglio a Milano: i giudici di allora sono andati, quasi tutti, in pensione, lasciando, dietro di sè, tanti interrogativi irrisolti: è il momento di cambiare strada.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net