Quando Matteo difendeva Lapo

«CARO Direttore, ho avuto un incubo: addormentarmi Matteo Renzi e svegliarmi Lapo Elkann». «Un incubo a occhi aperti, aprire i giornali oggi e ritrovarmi … il ragazzo più solo della terra…». «Sono ancora Matteo Renzi, questa mattina, per fortuna. Da Lapo Elkann mi separano solo due anni. E per mestiere non mi occupo di brand, ma di politica. […]

«CARO Direttore, ho avuto un incubo: addormentarmi Matteo Renzi e svegliarmi Lapo Elkann». «Un incubo a occhi aperti, aprire i giornali oggi e ritrovarmi … il ragazzo più solo della terra…». «Sono ancora Matteo Renzi, questa mattina, per fortuna. Da Lapo Elkann mi separano solo due anni. E per mestiere non mi occupo di brand, ma di politica. Forse è anche questo a spingermi a scriverle, Direttore,  per chiederle: lo show che una generazione di adulti sta costruendo sull’errore di un giovane, ci avvicina ai loro problemi o ci allontana ancora di più? Forse non sarebbe più utile cercare di capire perché tanti giovani si rifugiano nell’errore anziché gettare loro la croce addosso per esigenze mediatiche?».

Il prossimo premier mi scrisse questa lettera, che io pubblicai all’indomani sul Quotidiano Nazionale, il 30 settembre del 2005: la riflessione di un trentenne alla notte brava di Lapo, un grido per denunciare, giustamente, l’eccessivo polverone sollevato sul caso del giovane erede Agnelli dai mass media.  Allora Matteo era giovanissimo ma già presidente della Provincia di Firenze. Sono andato a rileggermi, quelle righe, con curiosità quasi nove anni dopo. Renzi scriveva delle cose giuste e mi auguro, a questo punto, che assurto a Palazzo Chigi riesca a colmare quella distanza tra giovani ed adulti che denunciava e che, nel tempo, si è aggravata. Spero non abbia incubi notturni: adesso c’è di mezzo il futuro dell’Italia e il peso del cambiamento è tutto sulle sue spalle.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net