Il nostro è, davvero, il Paese dei Pulcinella. Continuiamo a prenderci in giro, come sa ben fare la maschera napoletana e, – vi ricordate i disegni partenopei dell’Ottocento? – restiamo sempre a bocca aperta come un qualsiasi mangiatore di maccheroni. Gli antefatti: da anni, ormai, ci stiamo battendo per l’abolizione delle Province in modo da ridurre i costi dello Stato, una battaglia che va avanti, senza successo, dai tempi di Ugo La Malfa. Anche se ci stiamo sempre più rendendo conto che il vero scandalo dell’Italia sono le Regioni, con indennità di presenza da nababbi e rimborsi-spese da farsa, le amministrazioni provinciali – che costano relativamente e hanno competenze limitate – possono essere abolite subito senza grandissimi contraccolpi. Finalmente, dopo una lunghissima telenovela, il ministro Graziano Delrio ha varato, pochi giorni fa, il ddl di riordino: non ci sarà la tanto sperata abolizione delle Province, ma lo svuotamento sì. In attesa della legge costituzionale che metta, definitivamente, la parola “fine”, nel 2014 i consigli provinciali si trasformeranno in assemblee di sindaci.

Inoltre, non ci saranno più le elezioni e, dal prossimo primo gennaio saranno create le aree Metropolitane. Insomma, un passo avanti e, di questo, dobbiamo dare atto al governo Letta. Ma c’è un “ma” che ti fa sentire un po’ preso per i fondelli: con una mano il premier cancella, con l’altra, invece, firma la nomina di 22 nuovi prefetti per raggiungere il record storico di 207, il doppio delle prefetture ancora esistenti. Alcuni di questi, è vero, saranno piazzati a Roma, in qualche amministrazione centrale, ma c’è qualcosa che non quadra ugualmente: le prefetture non dovrebbero, infatti, seguire la stessa sorte delle Province in via di estinzione? C’è, inoltre, da chiedersi che fine faranno tutti questi alti e costosi funzionari dello Stato. Non tutti, ovviamente, potranno essere ricollocati in qualche poltrona di ministro, come è successo ad Annamaria Cancellieri che, da quando è andata in pensione, è stata, tra l’altro, commissario straordinario a Bologna e Parma, ministro dell’Interno e della Giustizia. Almeno una volta c’erano i prefetti di ferro, alla Mori, che riuscivano a vincere anche sulla mafia. Ma, allora, la polizia aveva i numeri e i mezzi per combattere, ad armi pari, la delinquenza: oggi non è più così. In compenso, abbiamo il record dei prefetti.