Per un Professore  che scende, un Professore che sale. Se lo stellone di Mario Monti, che ha appena deciso di non essere più il leader della sua lista, sta declinando vertiginosamente, tanto che il principale sponsor, Pier Ferdinando Casini, ha preso decisamente le distanze, aumentano le quotazioni per il Quirinale di Romano Prodi, nonostante il categorico “no” del Pdl. Davvero triste il tramonto del bocconiano: salutato da tutti, neppure due anni fa, come il salvatore della Patria, oggi si mette da parte senza avere salvato nulla, sprecando pure l’occasione di prendere il posto di Napolitano. Ben diversa la sorte di Prodi, notoriamente fortunato e caparbio (a Reggio Emilia, la sua città natale, i tipi come lui sono chiamati “teste quadre”) che, la prossima settimana, potrebbe prendersi davvero la rivincita con tutti coloro che, all’inizio del 2008, lo fecero sloggiare da Palazzo Chigi, anche se lui continua a mettere le mani avanti, come è successo ieri a Lucca. Nonostante vari tentativi di depistaggio – come le larvate accuse di essersi aggiunto un dottorato londinese: cosa cambierebbe nel curriculum di uno che vanta oltre trenta lauree “ad honorem”? -, le “chances” del fondatore dell’Ulivo, l’unico che ha già battuto due volte Silvio, sono in forte aumento.

Dopo averlo più volte bocciato perché particolarmente indigesto al centrodestra, con un vero e proprio aut-aut (se passa lui, andiamo tutti all’estero, ha detto ieri Berlusconi), nel Pd molti hanno scoperto che il re è nudo e, così, dopo il rottamatore Renzi, anche i rottamati D’Alema e Veltroni hanno detto: perché no? A questo punto, persino Bersani, che ha cercato disperatamente di restare a galla nella corsa a premier, potrebbe adeguarsi per non provocare una spaccatura insanabile nel partito, come già sta succedendo nella Lega, e, magari, per troncare qualsiasi possibilità di compromesso con il Cavaliere. Se consideriamo che anche i grillini lo hanno indicato nella rosa dei papabili, ecco che le grandi manovre si spostano in Emilia. Anche perché quel che resta della lista ex Monti, il bolognese Casini in primis, guarda di buon occhio Renzi: la scelta del sindaco di Firenze finirà, quindi, per pesare al centro.

È chiaro che, in politica, come abbiamo potuto constatare in questo mese e mezzo di balletti, i giochi si fanno e poi si disfanno con una rapidità incredibile, ma la scalata di Romano verso il Colle oggi appare piuttosto probabile, a dispetto di tutto. Se l’operazione dovesse davvero andare a buon fine, le conseguenze sarebbero scontate: 1) l’incontro Bersani-Berlusconi di martedì si risolverebbe in un clamoroso nulla di fatto; 2) la data delle elezioni politiche si avvicinerebbe in modo sensibile.  Resta, però, un grande interrogativo sul tappeto: come si potrà andare ancora al voto con l’attuale “Porcellum”? Un governo dimissionario da quattro mesi, con Monti senza fiato, non è oggi in grado di varare neppure un porcellino d’India. E allora? Spero nell’illuminazione di un qualche Professore.

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