SE QUALCUNO nutriva ancora qualche dubbio sul conto di Riccardo Muti oggi deve ricredersi: in un Paese dove la Poltrona con la “P” maiuscola, è sacra, il grande direttore d’orchestra ha dimostrato di essere un’eccezione o quasi. Sapete come è andata. Martedì il “Giorno” ha proposto di nominare il Maestro senatore a vita: per il Presidente Napolitano sarebbe stato il modo migliore per terminare il suo settennato. All’indomani, Belpietro su “Libero” ha giocato al rialzo suggerendo l’idea di candidarlo al Quirinale. Intendiamoci, tra tanti pretendenti al Colle, Muti avrebbe avuto tutte le carte in regola per salire sul podio, ma lui ha declinato l’offerta perché, ha ribadito, in una situazione così difficile il nuovo Capo dello Stato deve possedere le stesse qualità morali e capacità politiche che ha dimostrato di avere Re Giorgio. Sul discorso del Quirinale, Muti ha ragione, ma sulla nomina a senatore a vita non ha detto “no” al “Giorno”. E, allora, l’ultimo appello è per Napolitano: Presidente, concluda in bellezza…