Politici, ora basta con i paletti

ALL’INDOMANI della rielezione di Giorgio Napolitano, dopo l’iniziale sollievo generale per avere finalmente trovato una soluzione all’impasse istituzionale, sono cominciati i primi distinguo, i paletti bindiani (e non solo), i tanti “non possumus”. Siamo all’assurdo: al Quirinale resta il miglior regista in circolazione del film chiamato crisi, ma i mal di pancia affiorano di nuovo. […]

ALL’INDOMANI della rielezione di Giorgio Napolitano, dopo l’iniziale sollievo generale per avere finalmente trovato una soluzione all’impasse istituzionale, sono cominciati i primi distinguo, i paletti bindiani (e non solo), i tanti “non possumus”. Siamo all’assurdo: al Quirinale resta il miglior regista in circolazione del film chiamato crisi, ma i mal di pancia affiorano di nuovo. Ogni esponente di partito, intervistato dai media, non ha perso tempo a informarci che, in vista del nuovo governo, non è possibile l’accordo con tizio, che quell’altro nome non si può neppure pronunciare, che il tale compagno di partito, ma di un’altra corrente, non è adatto all’incarico.

INSOMMA, passata la festa, gabbato lo santo: così i politici stanno già facendo a gara per complicare la vita a Napolitano. Sarò qualunquista, ma credo che dobbiamo voltare pagina. Basta con veti, controveti e interessi di bottega: oggi dobbiamo pensare solo a quelli del Paese. E basta anche con la minaccia di scissioni: adesso siamo tutti iscritti al partito degli italiani.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net