Più malus che bonus

IL FERRAGOSTO del 2014, giovedì prossimo, mi ricorda molto quello di trent’anni fa, quando l’Italia era analogamente sotto pressione sul fronte economico, tanto che si temeva una svalutazione della lira all’interno dello Sme. Lavoravo, allora, al “Corriere della Sera” e il direttore di via Solferino, Alberto Cavallari, mi spedì, in tutta fretta, a Madonna di Campiglio […]

IL FERRAGOSTO del 2014, giovedì prossimo, mi ricorda molto quello di trent’anni fa, quando l’Italia era analogamente sotto pressione sul fronte economico, tanto che si temeva una svalutazione della lira all’interno dello Sme. Lavoravo, allora, al “Corriere della Sera” e il direttore di via Solferino, Alberto Cavallari, mi spedì, in tutta fretta, a Madonna di Campiglio dove Beniamino Andreatta, ministro del Tesoro, stava trascorrendo qualche giorno di vacanza. Il professore trentino-bolognese era tranquillo, nonostante tutto: non c’era ancora l’euro e potevamo gestire al meglio la nostra liretta. Ma, per sicurezza, mi consigliò di restare nei paraggi anche il giorno dopo. Per fortuna, non arrivò la convocazione d’urgenza di Bruxelles e l’economista riuscì, persino, ad andare a funghi, a Cortina, con la madre. Anche se tutto si risolse, allora, piuttosto bene, si poteva ugualmente tagliare con un coltello la tensione che si addensava sulle nostre teste, sei lustri fa. Mi auguro che anche stavolta finisca, tutto, in una bolla di sapone, ma temo che la situazione sia molto più pesante. La ripresa non c’è, come confermano i dati sul Pil dell’ultimo trimestre, ancora in negativo.

ANZI, CONSIDERANDO che anche i primi tre mesi dell’anno si erano chiusi in rosso, si deve tecnicamente parlare di un’Italia con il segno rosso: recessione continua. E il presidente della Bce, Mario Draghi (un candidato giusto per la successione al presidente Napolitano), è stato poco indulgente nei confronti dell’Italia. Per il governo Renzi tutto sta, dunque, diventando più difficile a dispetto del primo “sì” alla riforma del Senato: il bonus di 80 euro non ha fatto ripartire i consumi che, in giugno, hanno segnato soltanto un impercettibile più 0,1% che ha lasciato con l’amaro in bocca anche il presidente della Confcommercio, Sangalli. Con gli ultimissimi chiari di luna, l’incentivo rischia di diventare una specie di malus che non potrà essere allargato e, forse, neppure prorogato nel 2015 per mancanza di coperture finanziarie. L’esecutivo, è il caso della ministra Madia, ha dovuto anche rimangiarsi tutte le promesse sbandierate ai quattro venti a proposito dell’età di pensionamento in alcuni settori del pubblico impiego.

SIAMO, PURTROPPO, all’anno zero. Basta guardare i tanti vuoti che si registrano nelle principali località turistiche del Paese: tra maltempo meteorologico e rovesci finanziari, la Borsa in tilt e lo spread redivivo, il prossimo sarà, davvero, un Ferragosto da dimenticare. E, a questo punto, a dispetto dei tentativi del ministro dell’Economia, Padoan – che continua a sostenere di essere in grado di evitare la manovra correttiva d’autunno per rimettere in ordine i conti pubblici -, l’eventualità di una stangata novembrina si fa sempre più probabile. Insomma, dopo averci dato con una mano gli 80 euro, a Roma finiranno per toglierceli con l’altra, facendoci, pure, pagare gli interessi. Dopo sei anni abbondanti di crisi, in tanti pensavano – e lo dicevano anche le proiezioni econometriche – che la ripresa fosse davvero dietro l’angolo. Si sarebbe trattato solo di consolidarla e tutto sarebbe tornato a posto. Così non è stato. Ed è arrivata, invece, la gelata dell’ultima settimana: una temperatura quasi glaciale, molto più pungente di quella indicata dalle previsioni del tempo. È proprio un freddo siberiano.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net