LA NOTIZIA è passata quasi inosservata, ma segnala che c’è una brezza estiva di ripresina anche al di sotto delle Alpi. Gli italiani sono tornati a comprare e, in luglio, gli acquisti con carte di credito sono saliti del 4,1%, toccando punte del 5,7% per voci legate a turismo e mobilità. Si torna a respirare, come confermano la risalita del made in Italy nelle esportazioni e l’impennata dei consumi elettrici. Intendiamoci, siamo appena all’inizio e il vento è potuto cambiare solo grazie alla ripresa degli Stati Uniti. E l’Europa lotta assieme a noi, a cominciare da Frau Merkel che, in vista delle elezioni di settembre, ha tutto l’interesse a spingere sull’acceleratore dell’economia.
Molti gli indizi che fanno ben sperare: favoriti dal congelamento dell’Imu prima casa (Saccomanni non deve fare marcia indietro, proprio adesso), dal rinvio dell’aumento dell’Iva, sono ripartiti subito i settori edilizia e turismo, grazie anche ad alcune misure varate dal governo. Possiamo vedere un po’ più rosa, anche se il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi , che ho interpellato prima della sua partenza per una missione in Corea, è ancora scettico, perché il carico fiscale che grava sulle imprese continua a non dare la possibilità di investire e di assumere giovani.

SE NON ci sono più capitani d’industria come una volta in Italia, il motivo è semplice: troppi vincoli, mentre lo Stato, con il debito che si ritrova, non è in grado di rilanciare investimenti per la ripresa. A sostenerla sono, invece, le banche. Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, dichiara : «Siamo pronti a fare la nostra parte». Il numero uno del sistema creditizio appare fiducioso, anche perché le imprese esportatrici , settore moda in primis, continuano ad avere quel ‘quid’ di creatività in più che manca alla concorrenza estera: non è un caso che i francesi stiano acquistando le nostre ‘griffes’ e che i russi siano protagonisti negli acquisti di immobili, soprattutto di pregio, del Belpaese. Eppure, la luce in fondo al tunnel rischia già di spegnersi: basterebbe un crisi di governo a far ripartire lo spread. Dopo tanti mesi di fibrillazione politica, il Paese non può permettersi altre incertezze e neppure tensioni di natura sociale, con la prospettiva di un autunno caldo, come, proprio ieri, ha adombrato un Letta molto preoccupato. No, non possiamo più scherzare, né perdere tempo. Piuttosto, stasera, nella notte di San Lorenzo, facciamo un voto: che lo stellone italico ci illumini tutti.