PUÒ SEMBRARE un paradosso, ma la sindrome grillina ha fatto il miracolo. La paura di una clamorosa vittoria delle Cinque Stelle ha, infatti, messo il sale sulla coda di molti indecisi che, domenica scorsa, non hanno disertato le urne e sono corsi a votare Renzi. In effetti, più che gli errori dei sondaggisti, hanno inciso sui risultati i votanti dell’ultima ora: non è un caso che gli assenteisti siano, poi, stati molti meno del previsto. La paura di una vittoria dell’ex comico ligure, conterraneo dell’altro re della satira, Maurizio Crozza, che ha un debole per Beppe, ha finito, insomma, per stabilizzare il quadro politico in Italia, a differenza di quanto successo in altri Paesi europei, a cominciare dalla Francia e dalla Gran Bretagna. Ben vengano, quindi, le urla e le ingiurie pre-elettorali, se servono, in definitiva, a chiarire gli equilibri e a consentire al premier di lavorare meglio di prima. Il sindaco d’Italia non ha, ora, più alibi: in questo momento, è, davvero, nelle condizioni di varare tutte quelle riforme che ha, più volte, annunciato. Con una maggioranza così forte, con un consenso popolare così esplicito, niente gli impedisce di partire in quarta.

È, QUESTO, il messaggio che il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, (così come, ventiquattro ore dopo, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco), gli ha lanciato giovedì all’assemblea annuale. Molti commentatori hanno, all’indomani, interpretato il discorso di Viale dell’Astronomia come una virata degli imprenditori  che, dagli “j’accuse” precedenti, sono passati a “sviolinare” il Presidente del Consiglio. In realtà, Squinzi ha solo riconosciuto la grande vittoria elettorale di Renzi, ma è, subito dopo, passato all’incasso chiedendo a Matteo tempi stretti per le riforme, meno fisco e meno burocrazia sulle imprese, più peso in Europa.

INSOMMA, SI È TRATTATO di una presa d’atto del voto del 25 maggio, ma così come è stato appena accordato, il credito concesso al governo, potrebbe essere ritirato, se alle parole non seguono i fatti. Un aspetto positivo, rispetto a prima, è che anche il ministro Federica Guidi ha ricevuto gli stessi, scroscianti, applausi di Squinzi. Se il presidente di Confindustria  ha, così, smentito le voci, riportate da alcuni giornali, della presenza di una forte fronda interna, anche la Guidi ha acquisito un importante ruolo sul campo: già “numero uno” nazionale dei giovani industriali italiani e figlia di Guidalberto, uomo forte ai tempi della Confindustria di Montezemolo, l’imprenditrice modenese potrà davvero diventare l’ufficiale di collegamento tra Palazzo Chigi e l’Eur.

LA SPERANZA è, quindi, che la schiarita possa durare a lungo e, magari, consolidarsi, riuscendo a imbarcare nella “fase due” pure i sindacati che – come ha ribadito ancora la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso – continuano ad essere molto freddi con il governo e con il mondo produttivo. O si guarda oltre la siepe, senza limitarsi al proprio “particulare”, o qualsiasi possibilità di voltar pagina va a carte quarantotto perché il tempo è scaduto. Anche i supplementari: ora si va, direttamente, ai rigori.
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