GIOVANNI PAOLO II, quando ancora la recessione non aveva colpito l’Occidente, diceva che il mondo contemporaneo soffriva del “paradosso dell’abbondanza”. C’è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare perché sprechi, cattive abitudini, ingiustizie sociali, finiscono per creare enormi disuguaglianze. Le contraddizioni messe a nudo dal pontefice polacco sono rese, oggi, ancora più evidenti da una crisi economica che, tra alti e bassi, dura ormai da sette anni. Bene ha, quindi, fatto Papa Francesco a richiamarsi al suo predecessore nel videomessaggio che, in pratica, ha battezzato, ieri, l’Esposizione Universale del 2015. Davanti al Gotha politico, con Renzi in prima linea, tanti qualificati esperti hanno, finalmente, cominciato a parlare di idee. Perché l’Expo non dovrà essere, solo, una immensa vetrina internazionale, una kermesse planetaria per stupire il pubblico. Il successo della manifestazione non dipenderà, infatti, solo dal numero dei visitatori, ma dalla pragmaticità nell’affrontare i temi trattati, a cominciare proprio dalle contraddizioni della società moderna sul fronte del cibo.

LE PAROLE di Bergoglio sono state una benefica doccia fredda. “L’economia uccide!”, ha detto. Uno slogan, se vogliamo, choccante, ma che serve a indurre qualche ragionamento, perché è vero, come ha aggiunto Papa Francesco, che oggi fa più notizia il crollo delle quotazioni in Borsa che la morte per fame di un poveraccio in strada. In tal senso, ha ricordato ancora il pontefice, l’economia deve tornare al servizio dell’uomo, di tutti gli uomini. Parole sante, verrebbe da dire, che, però, si dovranno tradurre in fatti concreti. Ieri è stato annunciato che, al termine dell’Expo, verrà elaborata una “Carta di Milano”, con tutte le proposte emerse nei sei mesi di lavori, che verrà presentata al segretario generale dell’Onu. Non vorremmo che, anche in questo caso, ci si limitasse ad un documento conclusivo che suggerisce di cambiare tutto per, poi, non cambiare niente. Gli scantinati del grattacielo di New York, sede delle Nazioni Unite, sono pieni di documenti e carte inutili: tante belle parole e tanti suggerimenti che ammuffiscono tranquillamente da anni. Papa Francesco ha ieri, anche, rivalutato il ruolo della politica che oggi appare, giustamente, screditato: toccherà ai vari leader dimostrare di sapersi meritare, al di là delle promesse mai mantenute o dell’«anno felix» di Renzi, la nuova apertura di credito. IN CHE MODO? Favorendo il varo di tutti quei provvedimenti che potranno servire a rilanciare l’economia e a ridurre le diseguaglianze tra Paese e Paese, tra uomo e uomo. Personalmente, sono, sull’argomento, molto pessimista: spero di sbagliarmi. È, però, vero che l’anteprima milanese di ieri ha già ottenuto un bel risultato: per la prima volta da più di un anno, a proposito di Expo, non abbiamo dovuto parlare solo di appalti truccati, di lavori in ritardo, di Cantone e del suo “pool” anti-corruzione. È già qualcosa.

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