UN NOTO imprenditore milanese, l’altro giorno, mi ha illuminato sul prossimo autunno caldo. Apparentemente, ci attende un settembre nero, nerissimo. La Germania, “sturm und drang”, rischia di collassare sull’onda della crisi, che sta, sempre più, allungando i tentacoli anche sui suoi ricchi confini, ma, secondo il mio interlocutore, paradossalmente, la caduta tedesca non aggraverà la situazione italiana, anzi potrebbe aiutarci a vedere quel barlume di luce in fondo al tunnel, che stiamo inseguendo da tempo. Ho guardato il mio uomo con sospetto, pensando che mi stesse prendendo in giro, ma, poi, ho capito che aveva ragione. In effetti, Frau Merkel non può certo scherzare con il fuoco, avendo alle porte le elezioni e sarà, quindi, costretta a cambiare marcia, perché andare alle urne con un Paese in difficoltà, significherebbe la sua sconfitta e la definitiva uscita dalla scena politica internazionale. Per ridare fiato all’economia di casa, la cancelliera ha due armi a disposizione: da una parte è obbligata a sostenere le esportazioni “made in Germany”, dall’altra deve essere meno rigida sui vincoli di bilancio.

DUE ARMI che darebbero una mano proprio all’Italia che, finora, è stata penalizzata dalle scelte dei tedeschi. Mi spiego meglio: Berlino, con il suo programma di austerità, ha fortemente indebolito le economie del sud dell’Europa. La Germania, potendo fare la parte del leone, ha tenuto alto il cambio euro-dollaro, finendo, così, per appesantire le nostre esportazioni che, da tempo, considerando anche l’alto costo del lavoro, non sono più concorrenziali sui mercati internazionali (come rimpiangiamo i tempi delle svalutazioni e della liretta!). Se il biglietto verde recupera sulla moneta comune, si darebbe, in effetti, una bella spinta ai nostri prodotti, venduti, in particolare, negli Stati Uniti, che stanno registrando, da qualche tempo, venti di ripresa. Se già adesso le nostre imprese esportatrici stanno sopportando meglio i contraccolpi della recessione, con l’aiuto artificiale di un cambio più favorevole, avrebbero un’ulteriore spinta alla crescita.

MA C’È ANCHE un problema di vincoli di bilancio nell’area euro: la coriacea Angela è stata l’inflessibile sentinella dei parametri deficit-Pil, ma nelle prossime settimane, per stimolare la congiuntura, potrebbe chiudere un occhio, se non due, su quella famosa barriera del 3%. Così se gli antipatici primi della classe decidessero, finalmente, di marinare qualche ora di lezione, perché non dovrebbe farlo pure l’Italia? Letta, altrimenti così ligio ai doveri europei, come il suo predecessore Mario Monti, potrebbe cogliere al volo un’occasione irripetibile per far respirare aria nuova alle aziende italiane: del resto quando si è con l’acqua alla gola vale sempre il cinico motto latino “mors tua, vita mea”.

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