FORSE non ci avete fatto troppo caso, ma in Italia, una presidenza non si nega a nessuno, è il caso di Mario Monti, presidente della Repubblica mancato, che dovrebbe tornare presto al vertice del Consiglio d’amministrazione della prestigiosa Università Bocconi di Milano. Un incarico che aveva già ricoperto, dopo essere stato anche rettore, fino a quando, un bel giorno del novembre 2011, Napolitano lo chiamò per pilotare l’Italia fuori dalle secche dell’emergenza economica. Adesso vorrebbe tornare alle origini, seguendo la lezione di Giovanni Spadolini, anche perché la Bocconi è la sua vera casa dove è cresciuto e si è affermato. Il probabile ritorno del figliol prodigo, che resta senatore a vita, mi ha fatto riflettere sull’imponderabilità della vita e del destino delle cose, perché, oggi, Monti avrebbe potuto occupare una poltrona un tantino più importante, quella sopra il Colle. Bastava che, una volta issato bandiera bianca a Palazzo Chigi, si fosse messo tranquillo in attesa degli eventi. Mal consigliato, è invece sceso in campo e si è bruciato in un attimo, intaccando anche la sua autorevolezza personale. Peccato, perché il Paese non sarebbe stato costretto a chiedere aiuto all’ottantottenne Re Giorgio per mancanza di candidati condivisi. Monti si sarebbe, allora, mangiato tutti gli avversari. In due Bocconi.